Mi piace questo forum perché le persone che ci scrivono sanno vedere la seduzione come la conseguenza di un miglioramento di se stessi, e non come una finalità di per sé, è per questo che si possono affrontare argomenti sotto qualunque ottica, e non solo parlare di gnocca.
Mi inserisco in un argomento che ho visto accennato tante volte qui sopra, ma ora non ritrovo il post a cui riagganciarmi, pert cui l’ho postato qui: è vero che il subconscio processa centinaia di migliaia di informazioni in più rispetto al conscio, ma bisogna vedere anche se le informazioni che programma sono positive. Come tutti noi sappiamo, difatti il subconscio si costruisce nella fase di apprendimento dell’infanzia, e agisce da allora come un pilota automatico, il quale si attiva nel momento in cui la nostra consapevolezza si dirige verso altri stimoli. Il tutto è molto utile, perche una volta che un comportamento è stato “registrato” dal nostro pilota automatico possiamo lasciarlo andare liberamente e permetterci così per esempio,di smanettare con lo stereo mentre stiamo guidando. Il meccanismo possiede però un inevitabile rovescio della medaglia: perché è così importante non apprendere una postura, o una esecuzione sbagliata quando cominciamo a imparare una cosa nuova? Perché nel momento in cui viene registrata sul “nastro dell’inconscio” (cito bruce lipton) ed è diventata una abitudine, è estremamente difficile rimuoverla, visto che nel frattempo ha avuto l’opportunità di sedimentarsi insieme a milioni di altre sinapsi, tanto che a volte bisogna imparare tutto da capo. Ora, dico questo perché credo che ogni persona che intraprende un percorso di liberazione personale come tutti qui, dovrebbe scavare a fondo dentro se stessa alla ricerca di quelle che sono le informazioni apprese dal proprio subconscio, e che effettivamente dirigono l’andamento della nostra vita. Perché non basta guardarsi allo specchio e dirsi “sono un regalo di dio alle donne!” perché questo accada veramente? Perché, come dice lo spagnolo i tuoi 14 bit di attenzione cosciente, se restano un caso isolato, non faranno la differenza su quei 40 milioni che invece dicono il contrario, creati in anni di errate convinzioni, pigrizia mentale e televisione. Molti di noi, io per primo possediamo un nastro “negativo” che aspetta di partire non appena abbassiamo la guardia, per interpretare il mondo come ha sempre fatto.
Il mio, personale, e non è stato facile riuscire a trovarlo e decodificarlo, recita “NON E’ PER TE; LASCIA STARE”, ed è proprio quella vocina che prima fra tutte interviene per interpretare una nuova esperienza, che si tratti di una bella ragazza o di un salto nel vuoto, a volte agisce sottoforma di impressione di leggero fastidio, o come una maggiore tensione nel corpo, fateci caso, restate attenti, si tratta della prima, immediata impressione. Prendere consapevolezza delle proprie paure è il primo passo verso la liberazione della spontaneità, e della naturalezza, è come guardare in faccia il proprio diavolo,è la via del guerriero dei samurai. Ormai da un po di tempo mi dedico con tutto me stesso alla cancellazione di quel nastro, a “massacrare le paure” come dice quella canzone fighissima, e i risultati arrivano, sempre più gratificanti. Esistono e stanno nascendo un mare di tecniche di riscrittura del subcosciente, dalle antichissime meditazione e visualizzazione, che pratico anch’io, alla moderna psich-k, e tutte si basano sullìenorme potere della mente di creare la propria realtà nell’infinito campo delle possibilità (quantistiche) del presente. Ma ancor più di tutte funziona la classica e tradizionale “faccia di culo” creiamo un nuovo nastro per noi, creiamo il nastro del CHEMMEFREGA!
Chissa se qualcuno di voi si sente vicino a quelllo che ho scritto…
Recentemente ho letto alcuni libri e visto alcuni film che mi hanno dato una visione nuova, diversa, forse più precisa, di questo rapporto tra conscio e inconscio. La differenza sostanziale è il ruolo dell’Osservatore. Consciamente un essere umano riesce ad elaborare una quantità di informazioni decisamente inferiore rispetto all’inconscio. Vi è un processo di selezione nei dati che acquisiamo tramite i sensi, questo processo non è un bene o un male di per sè. Può avere risvolti positivi o negativi a seconda dell’uso che ne facciamo. Ad esempio ci da la possibilità di concentrarci e di focalizzarci su ciò che è più indispensabile alla nostra sopravvivenza, soprattutto in momenti in cui la stessa sopravvivenza è a rischio. D’altro canto, però, rappresenta un limite nel momento in cui non vi è piena e sviluppata consapevolezza di questo meccanismo.
Nel film “What the bleep do we know”, che potete trovare anche in italiano direttamente su Youtube, viene mostrato un esempio, un aneddoto. Si dice che gli indiani d’america non videro arrivare subito dal mare le caravelle di Colombo, semplicemente perchè nel loro immaginario, nella loro coscienza collettiva, tali oggetti non esistevano. Mancando una precedente esperienza di incontro con tali oggetti, la parte conscia quindi si rifiutava di vederli. Non erano ancora state attivate, a livello cerebrale, le sinapsi necessarie a riconoscere come reale l’esistenza di quell’oggetto. Ovvero, non avevano il concetto stesso di caravella. Qual’è la differenza tra la visione conscia e inconscia? Cosa permette o impedisce di vedere la caravella? La struttura mentale, la rete neuronale esistente nel nostro cervello. E’ ciò che viene comunemente chiamato “giudizio”.
Quello che facciamo quotidianamente, nel selezionare i dati che ci debbano risultare veri e visibili, è giudicare cosa riteniamo possibile e verificabile, e cosa invece riteniamo non possibile e non verificabile. In realtà, sostiene la fisica quantistica, tutto già esiste. Tutto è possibile, ma l’ago della bilancia è proprio l’Osservatore, che in questo senso crea la realtà, decidendo cosa è reale e cosa non lo è. Decidendo un’interpretazione della realtà che, sostanzialmente, ha poi importanti riflessi sulla vita dell’Osservatore stesso, sul suo corpo e sulla sua mente. Che quindi finisce per influenzare davvero la realtà fattuale.
Anzitutto andando a rafforzare o a modificare la rete neuronale, rafforzando il pensiero corrente, oppure aggiungendovi nuovi concetti. Questa operazione è si più rapida e veloce nei primi anni di vita, tuttavia non è vero che si ferma una volta terminato lo sviluppo. Ogni nuova nozione che apprendiamo, infatti, implica la creazione di un nuovo ponte di collegamento tra diversi neuroni. Inoltre, con la pratica (es. la meditazione, l’esperienza diretta) è possibile “allentare” anche i collegamenti neuronali precedentemente creati. Leggasi: è possibile cambiare mentalità e credenze.
Questo va a modificare non solo la nostra percezione del mondo, ma anche la reazione del nostro corpo, tramite la produzione di ormoni e la conseguente creazione di emozioni. E le emozioni svolgono un ruolo importante a chi sa utilizzarle al meglio, senza caderne schiavo (come capita al 90% delle persone che conosco). Se seguiamo il processo, infatti, possiamo stabilire un collegamento piuttosto diretto tra emozione e pensiero. Il pensiero crea l’emozione, per cui l’emozione è una sorta di “cartina tornasole” del funzionamento corretto della nostra struttura mentale al fine del raggiungimento della nostra felicità. Per cui se l’emozione che proviamo è negativa, significa che il pensiero che l’ha causata non ci fa bene, ossia costituisce un pericolo per la nostra realizzazione più autentica, o per la nostra stessa sopravvivenza. Ora, penso sia ovvio e addirittura utile provare paura se abbiamo un branco di lupi che ci corre dietro in una foresta buia. Ma in caso non vi sia davvero un pericolo imminente, una simile sensazione è inutile, se non deleteria. Fortunatamente ci sono tecniche (che sto sperimentando personalmente) per controllare la mente e cambiare tipo di pensieri, facendo correre le emozioni sul binario desiderato.
Ma sto divagando…solo che queste cose mi affascinano, ne parlerei per ore
A “pilota automatico” io ho sempre associato la parte inconscia, diciamo pure istintuale, del mio essere. Non credo sia una parte completamente separata dalla parte conscia-razionale. Le vedo più come fuse insieme. Sinceramente, da quello che ho appurato nella mia esperienza degli ultimi mesi, a stritolarmi di overthinking e paranoie, a farmi sentire la vocina “non ce la fai, non ce la fai” è sempre stata più la parte conscia-razionale. L’inconscio-istinto si è rivelato invece più affidabile, appunto perchè sostanzialmente privo di giudizio (e quindi senza un aprioristico sapere se una cosa avrebbe funzionato o no). L’inconscio è unione con l’Universo. L’inconscio è la vociona che ti dice “Vai! Vai!”. Quasi privo del concetto di passato e di futuro, vive, agisce e crea in funzione del presente, perchè è quello lo scopo per il quale ce ne è stato fatto dono dalla Natura.
La parte conscia allora è un inutile fardello di paranoie? No, tutt’altro! O meglio, dipende dall’uso che ne facciamo. Dalla consapevolezza che abbiamo. La parte conscia è anche apprendimento dei concetti più difficili, è anche volontà di perseguire uno scopo, è anche capacità intellettuali superiori, è raziocinio. Tutte cose che nella vita possono tornare più che utili!
Il problema, almeno per me, era sempre stato la mancanza di consapevolezza. Per cui mi identificavo solamente con la parte conscia di me stesso, rifiutando l’inconscio come qualcosa di animale e primitivo che doveva essere represso. Quando invece è una parte integrante di me. Ora come ora quello che sto cercando di fare è salire, elevare la mia ottica di osservatore, andando al di la della mia identificazione con i miei pensieri, e con l’istinto, per riuscire a gestire e giostrare al meglio conscio e incoscio, a seconda delle necessità.
Ottime argomentazioni, e non ti preoccupare, divaga pure quanto vuoi, perché di queste cose ne parlerei anche io per ore
La tua ricerca personale è molto simile alla mia e ti capisco al volo sia negli argomenti che tratti sia nell’immaginare le fonti che hanno arricchito il tuo percorso.
E’ effettivamente difficile separare i termini del discorso, però a quella vociona senza giudizi di valore che mi dice “vai vai” , attribuisco maggiormente il nome di intuizione, mettendola a un livello di coscienza ancora più profondo dell’inconscio, che è comunque limitato all’espressione di me stesso nella mia individualità, e non nella mia essenza…
La parte conscia-razionale ricordando la vecchia metafora di freud è solo la punta dell’iceberg dell’inconscio, quindi ritengo che le cosiddette paranoie che bloccano il puro agire senza aspettative, siano create proprio in quest’ultimo, mentre la nostra coscienza razionale spesso si limita a manifestarle alla nostra consapevolezza sotto forma di idee e dialogo interiore, tutto basato sulle esperienze passate e le aspettative nel futuro.
La chiave del controllo della propria mente la cerco, come credo anche tu faccia, nella totale immersione nell’istante presente, il quale è l’unica dimensione senza tempo che mi permette, quando ci riesco, di ascoltare quella parte intuitiva di me e di agire liberamente.
P.s.
Ho visto “what the bleep do we know” tempo fa, personalmente ho trovato ancora più esaustivi e preziosi questi 3 link che siccome sono uno generoso condividerò con te :
http://www.youtube.com/watch?v=18BfgLbmMBY
http://www.youtube.com/watch?v=GXfZ-JKgZ70
http://losfidante.marenectaris.net/
ora puoi chiuderti in casa per un mese uahahhahaha!! (significa qualcosa quell’ideogramma?) ciaooo
non è necessario che mi chiuda in casa un mese: ho già visto tutti e due questi seminari
senza contare che stasera ho latino-americano e preferisco andare a ballare XD
in effetti faccio un po’ fatica a fare una “partizione” di me e a dare un nome a queste parti, l’importante è che il processo che ho spiegato ti risulti chiaro
l’ideogramma è “Reiki”, è composto da Rei (Energia Totale, ossia l’Universo, la Vita) e Ki (Energia Interiore, l’Individuo). Ha un nesso con questo discorso, effettivamente. E’ il tatuaggio che mi sono fatto un paio di settimane fa. Se hai visto “what the bleep do we know” avrai visto anche la parte in cui venivano spiegati gli esperimenti di Masaru Emoto con l’acqua. Ecco, è stato proprio Emoto ad ispirarmi l’idea di tatuarmi questo simbolo sulla mia schiena. Un simbolo di vita e di unione con l’Universo
Molto interessante questa discussione!
Uno spunto di Allanon mi ha però riportato alla mente una domanda che mi terrorizza sempre: è tutta questione di chimica? Tutto ciò che viviamo, sentiamo, proviamo, diciamo, amiamo è una questione di reazioni chimiche e sinapsi?
E’ la stessa cosa che mi sono chiesto ieri sera, mentre con un mio amico parlavo di allucinogeni. E’ davvero così insignificante ciò che noi percepiamo in questo momento. Basta alterare leggermente il nostro cervello e tutto cambia forma e significato, vediamo e sentiamo cose inesistenti, si manifestano delle sinestesie…
Ed ogni volta che penso a questa cosa mi domando: ma che cazzo sono allora tutte le seghe mentali che mi faccio, che il mondo si fa, quando in realtà nulla è come lo percepiamo. Oppure: ogni cosa ha mille volti, non solo quello che vediamo ogni giorno.
La chimica-fisica è semplicemente uno studio di un certo livello di manifestazione della realtà. Non è qualcosa che svilisce le emozioni, a mio avviso. Solo, l’uomo deve imparare ad andare oltre. Cos’è che ti terrorizza in tutto ciò? La “fisicità” delle emozioni, dei sentimenti? Siamo in un mondo fisico, dopotutto. A me sembra quasi scontato che le emozioni abbiano una manifestazione fisica. Non sono cose, nè concetti. Sono indicatori.
Stessa cosa le nostre percezioni, siano essere visive, olfattive, tattili o quant’altro. Sono bit di informazioni, nulla di più. Tecnicamente il nostro cervello, pensa un po’, non riconosce nemmeno la differenza tra ciò che effettivamente vede e tra ciò che invece visualizza usando la memoria (passato) o l’immaginazione (futuro). Oppure usando degli allucinogeni nel presente: chissà quante storie interessanti potrebbero raccontarci migliaia e migliaia di sciamani sparsi per il mondo XD
Questo porta a porsi quesiti anche sul concetto stesso di realtà, e di tempo.
Tuttavia non direi che ciò che percepiamo sia così insignificante. Visto come le percezioni, e la partecipazione emotiva alle stesse, siano così influenti nell’opera di realizzazione (ossia creazione della realtà).
Dico la mia in modo estremamente sintetico : sono totalmente d’ accordo con Adernet, se esiste un nastro dell’ inconscio, mal configurato, l’ unico sistema è cancellarlo. Del resto, per ricostruire al meglio un edificio ammalorato, l’ ideale è buttarlo giù, fare proprio tabula rasa, e allora si lavora al meglio nella ricostruzione, con il cantiere sgombro da relitti .
Del resto, non mi ricordo chi di voi ha citato una vecchia massima sempre valida , ma è stata citata : se fai ciò che hai sempre fatto, otterrai ciò che hai sempre ottenuto.
Completamente d’accordo con Allanon. Anche a me per un periodo ha spaventato il fatto che stati d’animo come la felicità, l’amore, la gioia e i loro opposti potessero essere solo un combinazione chimica di proteine, in realtà mi è passata quando ho capito che in ogni caso queste emozioni sono il frutto di una consapevole scelta di vita, e che le reazioni chimiche che innescano sono l’espressione nella realtà fisica di quella scelta e il modo attraverso cui il corpo ne trae beneficio.
Anche sostanze introdotte dall’esterno possono creare lo stato d’animo e addirittura alterare gli stati di coscienza, perché corpo e mente sono uno, tuttavia se lo stato d’animo è indotto, ossia non supportato da una lenta e radicata consapevolezza di se, non cambierà il tuo stile di vita, anzi. Una sostanza capace di darti momentanee euforia e felicità, una volta terminato il suo effetto provocherà l’opposta sensazione visto che i recettori delle nostre cellule continuano a gran voce a chiedere qualcosa che il nostro corpo da solo dispensa con grande cautela.
Per la maggior parte, la gente non ritiene che la felicità possa essere una disciplina
Stuart Wilde
@adernet 5119 wrote:
La chiave del controllo della propria mente la cerco, come credo anche tu faccia, nella totale immersione nell’istante presente, il quale è l’unica dimensione senza tempo che mi permette, quando ci riesco, di ascoltare quella parte intuitiva di me e di agire liberamente.
Si, anche questo, ma non solo. Quando ho iniziato il mio percorso e ho trovato questo sito, avevo trovato un modo veloce, una sorta di "interruttore del pensiero negativo". Però ho rilevato che non riuscivo ad accedervi sempre, diciamo che non era pienamente efficente come sistema. In realtà era soltanto l'inizio.
Avendo poi raccolto informazioni su Fisica quantistica e Legge di Attrazione ho capito molte cose. Quel genere di cose che, anche quando non le sai, sai che comunque esistono. Quel "qualcosa mi sfugge". Poi tramite uno di questi libri (Chiedi e ti sarà dato, un volume sulla legge di attrazione) ho appreso una tecnica di meditazione che, seppur basilare e senza troppe pretese, è riuscita in qualche maniera a farmi comprendere come "resettare" il pensiero. Cioè il non-pensiero che libera la mente, e che poi ho appreso essere uno dei principi della meditazione buddhista.
Ora, dopo essere riuscito le prime volte, mi sto esercitando quasi quotidianamente in questa pratica, per la semplice ragione che mi sento meglio nel praticarla. Tanto a livello di corpo, quanto a livello di mente, quanto a livello di vibrazioni :)
E per la semplice ragione che, di seguito a questa pratica, la presenza nella realtà, nell'istante presente, mi riesce decisamente meglio. Sento come se non ci fosse più una distinzione tra ragione e istinto. Quello che succede dentro di me, credo, è la ricomposizione delle reti neuronali. Ok, è un procedimento un po' più lungo e difficile dell'interruttore ON-OFF, però penso che possa darmi risultati più stabili e piacevoli.
Credo che dedicherò un po' di tempo, in futuro, all'approfondimento di questo tipo di insegnamenti. Se qualcuno a tal proposito ha qualche testo da suggerire, o esperienze da raccontare, gliene sarei grato :D
Dal canto mio cercherò di pubblicare un paio di recensioni dei testi che sto utilizzando in questo momento.
mi interessa, mi descrivi meglio la tecnica che usi?
Certo, posso provarci. Si basa essenzialmente sul collegamento circolare tra respirazione, mente e corpo. E’ una sorta di anello:
…–>RespirazioneMenteCorpo<–…
Per cui, se si arriva a controllare uno di questi tre aspetti, gli altri due seguiranno a catena. Ora, quale dei tre è l’elemento più facile da controllare? Più immediato? Senz’altro il respiro! Ed è infatti dal respiro che si parte.
Cosa faccio dunque? Cerco un posto tranquillo dove sedermi, generalmente sul letto in camera mia. Cerco una postura comoda, personalmente mi trovo bene a gambe incrociate, le mani poste coi palmi in basso a toccare i piedi, o le ginocchia. Chiudo gli occhi, mi rilasso. Inizio a respirare profondamente e, di seguito, mi concentro molto sulla respirazione, divento consapevole di essa, mi focalizzo su essa. Il pensiero è tutto volto alla percezione della respirazione. Ovviamente non è così semplice controllarlo. Soprattutto le prime volte, tende a sfuggire e a proporsi con immagini o con la voce interiore. Cosa si deve fare, allora? Niente, continuare come prima. Essere consapevoli di tali pensieri, ma non opporvi resistenza, continuando a focalizzarsi sulla respirazione essi se ne andranno così come sono venuti.
Dopo un po’ di pratica sono arrivato a riuscire a non avere pensieri. E’ una condizione strana, bella, in cui la cognizione del tempo va letteralmente a farsi fottere
Talvolta mi capita di provare una sorta di brivido piacevole lungo la schiena, ma in quello stato non è che sto li a pensare a cosa sia, mi godo il momento nella sua pienezza e stop.
I primi tempi questi sprazzi di non-pensiero erano di breve durata, ora con la pratica sto riuscendo ad arrivarvi per periodi sempre più lunghi.
Bene, rilassante, elimina lo stress -dirai- ma, oltre a ciò, che utilità può avere nella vita pratica, quando sei fuori dalla tua stanza?
Questo tipo di esercizio riesce a far diventare meno ostico il controllo della mente in sè: ora come ora ho meno problemi nello “switchare” volontariamente da un pensiero compulsivo (o non voluto) che mi crea emozioni negative ad uno voluto che mi crea sensazioni positive. Perchè alla fine il meccanismo è lo stesso, solo che invece che sul respiro, ci si può concentrare su qualche altro aspetto della realtà che ci circonda. E basta guardarsi intorno (o annusarsi intorno, o ascoltarsi intorno, o assaggiarsi intorno, o palpeggiare intorno XD ) per trovare qualcosa di piacevole. Insomma si stoppa il flusso di pensiero per poi poterlo concentrare nel pieno godimento di ciò che di bello e reale esiste intorno a te
ok…è la stessa che pratico io grazie della chicchierata allanon, a presto!
Complimenti, non avrei saputo spiegarlo meglio!!
Devo ammettere che questa discussione ha del potenziale XD
mi ricollego a questo intervento di John:
E' la stessa cosa che mi sono chiesto ieri sera, mentre con un mio amico parlavo di allucinogeni. E' davvero così insignificante ciò che noi percepiamo in questo momento. Basta alterare leggermente il nostro cervello e tutto cambia forma e significato, vediamo e sentiamo cose inesistenti, si manifestano delle sinestesie...
Ed ogni volta che penso a questa cosa mi domando: ma che cazzo sono allora tutte le seghe mentali che mi faccio, che il mondo si fa, quando in realtà nulla è come lo percepiamo. Oppure: ogni cosa ha mille volti, non solo quello che vediamo ogni giorno.
in fondo, noi siamo quel che pensiamo. IMO il famoso cogito ergo sum (penso dunque sono) andrebbe tradotto meglio così.
la realtà è una e le sue interpretazioni infinite, oppure ci sono infinite realtà?.
ahahahaah.
io sono per la seconda. ho sempre diffidato di chi mi parla di una sola realtà, una sola verità, una sola strada, un solo giudizio utile.
se siamo fatti per pensare, significa che dobbiamo torvare la nostra via, la nostra verità, formare il nostro giudizio, crearci la nostra realtà.
e il pensiero ce lo ricorda ogni giorno, è presenza costante in ogni cosa, non può essere spento, è un amico dannatamente insistente che ci invita a tirare fuori le palle, perchè più lo trascuriamo, più ci porta a livelli di comportamento ridicoli -per noi.
ed ecco che il pensiero va coltivato, curato, perchè è la nostra casa dove rifugiarci in tempo di bufera, il paio di occhi con cui guardiamo fuori di noi, la nostra voce che si racconta, comunica.
ora, potrà sembrare che tutto questo porti ad un paradosso, "ma come, ci dite di non pensare ed agire d'istinto, e poi mi vieni a racocntare che devo coltivare il mio pensiero?"
sì, proprio così. e non c'è nessun paradosso, in questo.
d'altronde se voglio riuscire a non pensare, e agire in modo immediato seguendo i miei istinti e desideri, devo prima tenere a bada il mio modo di pensare, impostare la direzione giusta, fare il pieno di energia e convinzioni positive, che mi carichino, ed allora, solo allora, potrò mettere in moto il tutto, e non curarmi più dell'asfalto sotto le gomme :)
@aptero 5662 wrote:
sì, proprio così. e non c’è nessun paradosso, in questo.
d’altronde se voglio riuscire a non pensare, e agire in modo immediato seguendo i miei istinti e desideri, devo prima tenere a bada il mio modo di pensare, impostare la direzione giusta, fare il pieno di energia e convinzioni positive, che mi carichino, ed allora, solo allora, potrò mettere in moto il tutto, e non curarmi più dell’asfalto sotto le gomme![]()
Illuminante.
Visto che parliamo di “pilota auotomatico”, se non gli diamo la direzione da seguire lui andrà un po’ dove gli pare, difficilmente proprio dove vogliamo noi.
@aptero 5662 wrote:
-cut-
Ricordo che una cosa molto simile venne detta in uno dei primi articoli dell’inner game.
"Qualunque cosa succeda, ciò che resta sempre con te è l’idea che hai di te"
Ed in effetti non c’è niente di più vero.
Se tu sei convinto di essere bravo in qualcosa, indipendentemente dal fatto che tu lo sia o meno, l’idea che hai cambierà molto difficilmente. E anche se quella cosa ti va male 9 volte su 10, a te basta quell’unica volta in cui va bene per confermare che sei effettivamente bravo.
Idem se sei convinto di essere una schiappa.
Questione di segnali esterni, no? Colui che ha una buona idea di sè, ovvero un buon inner game, difficilmente troverà qualcosa che farà crollare le sue convinzioni ed è forse impossibile che trovi qualcosa che gliele faccia crollare definitivamente.
Poi, il fatto che siamo ciò che pensiamo, è espresso in varie forme.
Fisica quantistica.
Psicologia.
Legge di attrazione.
E chi più ne ha, più ne metta.
Sono tutti frutto dello stesso concetto. Se credi davvero in una cosa, tantochè per te non esistono neanche alternative, allora andrà veramente così.
Anch’io sono convinto che le realtà sono infinite. Dirò di più, io sono convinto che sta a noi avvicinarci o allontanarci dalla realtà che noi vogliamo.
E come fare? Con una determinata impostazione dei pensieri.
Perchè le nostre azioni sono frutto dei nostri pensieri. Ma non parlo solo di pensieri dettati dal cervello, ma anche quelli presenti nell’inconscio.
Inconscio che dobbiamo provvedere a correggere e formarci, prima di sperare in un qualsiasi risultato utile. Altrimenti sarebbe molto facile dire dall’oggi al domani che sei un grandissimo seduttore, ma se non te ne convinci, prova a vedere i risultati.
Tutto poi si collega.
Perchè a chi si crogiola nell’autocommiserazione ed è depresso va tutto sempre peggio? Perchè con quell’impostazione di pensieri si sta allontanando dalla realtà che desidera.
Perchè invece chi è sempre entusiasta, è felice e crede in quello che fa, sembra essere instoppabile?
Vi siete mai chiesti perchè quando siete inondati da pensieri positivi, avete la sensazione di poter conquistare il mondo?
E perchè invece quando siete sommersi da pensieri negativi, avete la sensazione di non riuscire neanche ad arrivare a domani?
In ogni momento, in ogni azione, ci avviciniamo o allontaniamo dalla realtà che vogliamo fare nostra.
Circoli viziosi e circoli virtuosi.
Tutto dipende da noi.
Ma questo non deve spaventarci, l’idea che abbiamo di noi, il nostro pensiero non ci porterà mai a sbagliare, se ben addestrato.
Ecco quindi anche spiegato perchè, in questo caso particolare, siamo partiti tutti dall’inner game. Abbiamo prima giocato con la nostra mente, abbiamo modellato i nostri pensieri, abbiamo fatto nostre alcune convinzioni… per poi mettere tutto in pratica, per giocare all’esterno.
Secondo me è questa la chiave di tutta la psiche umana.
Ed è questa la chiave per essere davvero chiunque vogliamo.
ho trovato un video interessante in rete, la testimonainza di una neuroscienzata che, colpita da un ictus, ha sperimentato su se stessa la mancanza totale della parte razionale
vale la pena darci un occhio
hxxp://www.ted.com/talks/lang/ita/jill_bolte_taylor_s_powerful_stroke_of_insight.html
Ragazzi, scusate, ma chi o cosa è “Lo Sfidante”?