Le parole non chieste

Seduto al ristorante, da solo, dato il turno.



Arriva collega.



Se ti va ti faccio compagnia. Certo, come risposta.



Come va. Bene. Sai mia madre è cuoca bla-bla-bla.



Dove vivi, mi fa. Dall’altra parte della città rispondo.

Anche il mio ragazzo, ed è un casino raggiungerlo.

Ma vivi da sola?

Sì, è vicino a lavoro. Ma quando qualche volta mi fermo da lui è un casino.

Che fai in vacanza?

Vado in scozia con il mio ragazzo. Si unisce suo fratello che vive a londra. Poi viene una mia amica che si attacca a cozza. Mai un momento soli.



Cellulare sul tavolo. Chissà se mi chiama, la mia mamma.



Tra parole non chieste e dialoghi surreali. Tutto faceva presupporre in una ragazza libera.

Ma tutti questi puntini in 20 minuti di dialogo. Che senso hanno?

Forse me la mangio troppo con gli occhi.



Come indegna conclusione a momenti di scazzo butto lì qualche fanculo assortito e torno in ufficio.



Liberaci da pensieri impuri, amen.

molto kafkiana questa breve esperienza (o perlomeno come l’hai resa)

non ho capito quale mamma doveva chiamare :slight_smile:

però da quella frase mi è venuta un’idea:

dalla tua descrizione è palese che non sei riuscito a portare la conversazione al next level, siete passati dal parlare di dove vive alle sue vacanze bla bla bla.

il punto non sono gli arogmenti, anche perchè non c’è argomento giusto o sbagliato (ma solo un paio da evitare come la peste almeno all’inizio: politica e malattia).

il punto è, come si è evoluto l’elettro-cardio gramma?.

niente picchi emotivi, niente punti ambigui, niente di niente. solo un flusso di domende e risposte, azioni e reaizoni della serie che entrambi portate avanti in maniera automatica, abituati ad anni di discorsi di quel tipo.

e così non ci si conosce davvero, non si mostra all’altro la luce che abbiamo dentor, e si rimane soli come prima, senza nulla di nuovo, ma con qualche minuto perso e un etto di frustrazione in più.



quando ho letto la farse della mamma mi è venuto istintivo pensare: non ci credo, dimmi che le ha detto quella frase, così, out of the blue, dimmi che le ha detto “chissà se mi chiama, la mamma”.

sarebbe stata una piccola scossa alla conversaizone, lei sarebbe stata stranita da quella frase, e quanto meno l’avresti risvegliata dal torpore di una conversazione monocorde.

ok, vista così quella frase è anche abbastanza fraintendibile, avrebbe potuto pensare " ma dico, questo alla sua età aspetta la telefonata della mammina?"

ma sarebbe potuto essere molto divertente giocare su quest’aspetto, e sarebbe stato un modo immediato e per nulla forzato di sbrogliare la conversaizone e portarla su un livello più giocoso e cazzaro. il che è una buona intro al vero flirt.



piazzo lì un idea di proseguimento:



tu: chissà se mi chiama, la mamma



lei: ??



tu: si sai lamia mammina mi chiama sempre quando sono in pausa XD ahahah

non fare quella faccia, scommetto una birra che, come succede spesso, essendo tu una ragazza sarai legata molto a tuo padre, sbaglio?.



IPOTESI 1

lei: è vero



tu: AH AH ok, mi devi una birra quando stacchiamo. e non pensare di scappare in scozia prima di avermela offerta.

tra parentesi, che diavolo vai a fare in scozia d’estate?.. ecc ecc



IPOTESI 2

lei: mavà, non lo sopporto mio padre



tu: ah, allora ci avevo visto giusto, sei un maschiaccio, da piccola giocvi con le macchinine invece che con le barbie?.

ecc ecc



IPOTESI 3

nel caso invece uno tocchi un tasto dolente: mio padre è scappato con la cameriera in Perù, è morto un anno fa ecc, non cambiate atteggiamento, se vedete che è infastidita, vi basterà cambiare argomento velocemente. senza colpevolizzarvi, non ne sapevate un cazzo e chi non si butta non gioca davvero.





ok. ho giocato molto di fantasia, probabilmente ho pure iper frainteso la tua frase di partenza, ma volevo dare un’idea di pensiero laterale, di libera associazione d’idee che può fare molto comodo quando si è vis à vis.

Grazie aptero, pensieri molto interessanti.



Ma la frase sulla mamma, era sua.



Pensavo dicesse qualcosa su sto cazzo di ragazzo, e invece chiude così.



Che palle.



Ci troviamo e troveremmo da dio, noi due, ne sono sicuro.



Ma volte le vite singole, o semplicemente i gusti e i desideri delle persone, sono così intricati…Per primi i miei, sia chiaro.



Sono quelle persone che incroci in corridoio e ti perdi nel loro sguardo. E ti dici come questo non ti capiti spesso, tutto qui.

l’importante è non lasciarsi spaventare dalle realtà altrui che spesso, seppur sembrino contorte ed inaccessibili, in realtà sono più vicine di quel che pensiamo.



una cosa che mi ha aiutato in situaizoni del genere, è lo scoprire quanto a volte basti un gesto, una parola, un’idea per rivoluzionare una situazione completamente.



ricordo ad esempio la sera di quattro anni fa. mi torvavo ad una festa che stava per volgere al termine, ed ero visibilimente frustrato e insoddisfatto per non essermi espresso come avrei voluto.

mi ritrovo al piano inferiore del palazzo dove si teneva la festa, nella “sala da ballo” ormai deserta.

scorgo una ragazza decisamente annoiata che gioca con il ghiaccio del suo cocktail.

passo ben 10 minuti così, fermo vicino a lei in uno stato di catalessi mista ad inerzia del tutto disarmante.

poi mi scatta qualcosa. di colpo mi giro verso di lei: "dammi quel bicchiere che te lo finisco io XD"

me lo porge e bevo.

poi le prendo la mano e la trascino in pista, vuota :slight_smile:

balliamo per un buon quarto d’ora in modo molto divertente, esagerando i movimenti del ballo a due fino a che mi ritrovo ad averla addosso. la spingo via :stuck_out_tongue:

si crea quest’altro piccolo gioco dell’avvicinarsi e respingersi che si conclude ocn un mio abbraccio deciso e via, un bel limone.





questo per dire cosa?.

che a volte basta solo togliersi dalla testa tutte le stronzate che ci otturano il cervello e ripartire dal presente reinventandolo da zero.

stra quoto aptero :smiley: nella sua ultima risposta: anzi chiedo i diritti di autore per questa frase fantastica:

‘questo per dire cosa?.

che a volte basta solo togliersi dalla testa tutte le stronzate che ci otturano il cervello e ripartire dal presente reinventandolo da zero.’ :smiley:



…maledettamente veritiera…

certo, veritiera.



resta il fatto che il problema rimane a monte e non capisco perchè una persona che conosco da poco, e con cui parlo per la prima volta, esponga questioni così personali e, allo stesso tempo mi metta in così forte imbarazzo.



una mia amica mi ha detto: magari voleva provocarti.



non lo so, e non so quale “blocco mentale” dovrei abbandonare e, allo stesso tempo, come fare per evitare danni.

può essere che tu tema il giudizio altrui?

@Felix77HT 10216 wrote:

può essere che tu tema il giudizio altrui?




in che senso, scusa?



:confused:

Intendo paura del giudizio, di essere giudicato, che chi ti sta attorno possa avere un’opinione sbagliata o non allineata con l’immagine che tu hai di te stesso.

Questo porta ad una perdita di spontaneità con le persone che non conosci perché non vuoi essere giudicato o non vuoi che si facciano un’idea sbagliata di te, cosa che non avviene con persone con le quali sei più in confidenza perché già ti conoscono.

E, siccome siamo tendenzialmente portati a mettere la nostra mappa del mondo su quello che ci circonda, l’imbarazzo potrebbe essere dovuto al fatto che tu, a ruoli invertiti, non ti saresti esposto.

@Felix77HT 10234 wrote:

Intendo paura del giudizio, di essere giudicato, che chi ti sta attorno possa avere un’opinione sbagliata o non allineata con l’immagine che tu hai di te stesso.

Questo porta ad una perdita di spontaneità con le persone che non conosci perché non vuoi essere giudicato o non vuoi che si facciano un’idea sbagliata di te, cosa che non avviene con persone con le quali sei più in confidenza perché già ti conoscono.

E, siccome siamo tendenzialmente portati a mettere la nostra mappa del mondo su quello che ci circonda, l’imbarazzo potrebbe essere dovuto al fatto che tu, a ruoli invertiti, non ti saresti esposto.




Il tuo intervento mi ha colpito molto in quanto mi ci trovo perfettamente.



E’ vero, sono una persona molto chiusa e ho grosse difficoltà ad aprirmi. Spesso questo viene percepito dagli altri come forma di snobismo, un qualcosa così lontano dal mio essere.



Quindi potrebbe tornare il discorso che fai tu: a parti inverse non mi sarei esposto. Quello che però ci vedevo io, era forse un tentativo di mettere dei paletti dopo l’aver notato magari qualche sguardo di troppo. Possibile che di questa storia con sto tipo, in tutto l’ufficio, lo debba sapere praticamente solo io, da neoarrivato? Strano, non trovi?