L'ossessione per il sesso: del vivere come mera sopravvivenza

Pubblico una cosa che ho scritto recentamente; spero possa interessarvi!



“Dio è morto, Marx è morto… e anch’io oggi non mi sento molto bene” diceva profeticamente Woody Allen; uno dei temi principe della riflessione novecentesca è quello della crisi, della morte, del tramonto della civiltà; da Spengler ad Huizinga, da Freud ad Heidegger, fino ad arrivare ai teorici della post-modernità, i Foucault, i Derrida, i Lyotard, tutti si esercitano intorno a queste speculazioni sulla fine. Ora. Che Dio esista o meno, onestamente poco me ne importa. Tanto piu’ che, se anche esso avesse tra i suoi attributi quello dell’esistenza, quello che ci riguarda è l’idea che noi ce ne facciamo, non il suo reale contenuto.



Ma so bene che questi discorsi vi rompono il cazzo; non lo dite a me, mi rompe solo l’idea di dover pensare e parlare di queste cose; quasi mi annoio da solo! Quindi, di che parliamo? Penso che qualcosa di divertente ce l’abbiate in mente, ed ha sicuramente a che fare con tette enormi, fighe pelose, cazzi giganti e via dicendo. Ah, brutti maniaci che non siete altro! Tutti dal prete a confessarvi vi dovrei mandare (e tu, direte voi? No, io sono casto a conti fatti dal ’91!)



Si, che se c’è un argomento che mette tutti d’accordo circa l’interesse che vi è su investito, questo è proprio il sesso; non so voi, ma ogni volta che mi trovo con gli amici, non c’è una volta, dico una, che non si finisca a parlare di sesso; sempre a parlare di quello che si fa 12 seghe giornaliere, del tale che ce l’ha di 27 cm ( e chi sarà mai? Scrivetemi in privato ed il mistero avrà risposta! :wink: ), di quell’altro che è ricchione; di chi scopa, di chi non scopa, di quanto si scopa, di come si scopa; di quanto possa esser godurioso un bocchino fatto per bene ecc. ; insomma, tutto ruota intorno a quello; continua ad esserci, nonostante l’ apparenza mostri una società disinibita e libertina, ove la trasgressione ha perso quasi di significato nel momento in cui è divenuta normalità, dove orgie, sadomaso, feticismo e quant’altro, non fanno piu’ notizia per quanto essi sono oramai diffusi; dove in ogni pubblicità che si rispetti è cosa ovvia l’esaltazione degli oggetti tramite la giustapposizione di messaggi sessuali, mediante perlopiu’ i corpi di bele ragazze; dove non c’è trasmissione che si rispetti che non abbia la sua valletta doverosamente svestita; ebbene, in questo tripudio di sesso, i discorsi sul sesso, invece d’esser diventati banali, noiosi, in quanto presenti con una costanza che ad un occhio attento risulterà sconcertante, sono invece in proliferazione continua; se ne parla ossessivamente, le battute che fanno ridere sono sempre quelle sconce. Perchè io mi chiedo, perchè?



Argomentare a dovere la cosa richiederebbe troppo tempo (ed è gia stato fatto con dovizia di dettagli da Foucault, se vi interessa leggetevi la sua storia della sessualità in 3 volumi); volendo essere sintetici: la vulgata vuole che dal XVII secolo in avanti si sia affermata un’idea repressiva della sessualità, fomentata in qualche modo dalle figlie dell’etica cattolica, ossia l’etica di matrice luterano-protestante-calvinista. Si sarebbe affermata quindi una censura dei comportamenti sessuali dei cittadini, comportamenti di natura soprattutto linguistica: tutto ciò che aveva a che fare col sesso andava pronunciato piano e con pudore. Nei discorsi seri il sesso veniva bandito. Senza nemmeno il bisogno di dirlo, il pudore moderno otterrebbe che non se ne parli, col solo gioco delle probizioni; mutismi che, a forza di tacere, impongono il silenzio; e la censura.



Raccontata così la storia sembra corretta; ma è solo una parte. Visto in una prospettiva piu’ ampia, il porre limiti, freni, restrizioni, al solo parlare del sesso, ha come effetto principale quello di incitare i discorsi su esso; e precisamente questo è accaduto: la proliferazione dei discorsi, che, in alcune sedi interdetto, in sedi piu’ ristrette ed amichevoli, “esplodeva”; se a questo aggiungete che i principali interdetti dalla conoscenza del sesso sono sempre stati i bambini (per quanto noi stessi siamo piu’ o meno nati e vissuti dopo il ‘68 , penso che tutti ricorderanno l’estrema cautela, se non il sospetto con cui si affrontavano tali discorsi, o meglio, con cui non si affrontavano tali discorsi, quando eravamo piccoli al cospetto dei “grandi”); note sono le raccomandazioni che, fino ancora ad una quarantina d’anni fa i medici facevano ai genitori circa il dover sorvegliare i comportamenti “sospetti” dei figli, o, per voler fare un esempio terra terra, la classica diceria sulla masturbazione “non farti le seghe altrimenti diventerai cieco (quindi nonno era un gran segaiolo? Idiot Lasciamo perdere);vedrete che i bambini, poi ragazzini, accumulano una tale mole di interesse in quel periodod, e che poi si porteranno dietro tutta la vita.



Il discorso corretto è quindi: ad un primo livello i discorsi sul sesso risultavano repressi, sopratutto in sedi “serie”; questo però favoriva il proliferare incontrollato di questi discorsi nele sedi periferiche, in modalità piu’ o meno nascoste, fatto che in sè non faceva altro che aumentarne il fascino.



La domanda quindi è: perchè? Se esiste una logica sociale, come io penso che esista, un sorta di mano invisibile che tiene le redini del tutto, perchè ha incentivato tutto ciò? La risposta chiaramente non è univoca; vi dirò la mia ipotesi (provvisoria ) in merito.



Il mondo contemporaneo ha alcuni totem; uno dei piu’ importanti, se non il principale, riguarda la sacralità della vita; ora, non vi fate confondere dai discorsi sulla bioetica, sugli embrioni, sulle cellule staminali; sono specchietti per le allodole. La vita è il bene supremo; al di sopra di essa non vi è nulla; e questo si dimostra nel fatto che, contrariamente ad altre epoche e civiltà, non c’è nulla che faccia piu’ scandalo della morte. Quanto questa impostazione debba al cristianesimo è cosa ovvia anche se grandemente misconosciuta. Il cristianesimo ha fondato la categoria dell’individuo, mettendolo al posto dell’umanità in quanto specie. Se andiamo a spulciare i codici morali di civiltà altre dal cristianesimo, notiamo subito che nessuno di essi pone come pietra miliare del proprio sistema la sacralità delle vita, di chunque sia parli; basta ricordare poi come il decalogo, il sistema su cui si basava la convivenza e la morailtà ebraica, per quanto contemplasse tra i divieti l’omicidio, lo poneva insiema e sullo stesso piano di altri nove; per noi è oggi inconcepibile pensare che l’assassinio di un essere umano abbia la stessa rilevanza della blasfemia, o dell’adulterio! Da notare inoltre che questa suprema importanza data alla nuda esistenza si abbina all’incapacità (gigantesca) di pensare orizzonti che in qualche modo la trascendano, la oltrepassino; l’attaccamento alla vita è ampliato mercè l’esorcizzazione, intesa perlopiu’ come negazione, del contrario della vita: la morte. Se solo la vita ha senso, la morte rappresenta invece l’assenza del senso; rappresenta l’assurdo, come spiegavano moltobene i filosofi esistenzialisiti.



Nulla è mai stato rimosso così pesantemente come la morte nel mondo di oggi; nulla fa così scandalo come la morte di qualcuno, a maggior ragione se a noi noto. E ce ne accorgiamo ogni benedetta volta che muore qualche stronzo in Afghanistan (o in Iraq quando avevamo un contingente degno di questo nome ). Ed è così inaccettabile il perdere la vita che non ci viene piu’ nemmeno in mente che potrebbe esistere qualcosa di piu’ elevato in nome del quale sacrificare (sacrum facere, rendere sacra) la nostra di esistenza; la vita non ha altro senso al di fuori del suo nudo essere; vivere = sopravvivere; questo spiega anche l’ossessione per la lunghezza della vita, tanto piu’ vivi, tanto meglio è. Un discorso che ci porta molto vicino all’aspetto quantitavo (piuttosto che qualitativo) e materialistico che domina il modo di pensare contemporaneo. Quanto questo discorso sia a mio avviso assurdo è inutile stare qui a spiegarlo; quello che importa è che è “vero”, nel senso che è vissuto intimamente come tale dai viventi attuali. Se la vita come sopravvivenza, inteso quindi anche come sopravvivenza della specie umana, è quanto di piu’ importante, esiste allora vedete che il collegamento vita-sopravvivenza-sesso-lavoro (su perchè anche lavoro c’è un discorso che faremo in seguito, ma è perfettamente correlato); il sesso è infatti il modo in cui si assicura la sopravvivenza a livello di specie. Quanto piu’ il sesso è vissuto come intrigante, interessante, affascinante, tanto piu’ le persone hanno interesse a procurarselo. Questo spiega il perchè della nascita di tali meccanismi sociali in superificie repressivi, ma che in realtà spronano ed incitano i discorsi e le pratiche sessuali.



Nad84

l’uomo è penetrazione. punto. è il succo di tutto ciò che va detto secondo me. la logica umana è solo penetrazione, la realtà come la percepiamo è penetrazione. anche la religiosità è una forma di penetrazione (termini come “elevazione”, “vita eterna”, poi il culto delle piu svariate figure rappresentanti dee madri…l’uomo è penetrazione, e vivere/sopravvivere come dici tu non è altro che penetrare la terra e riprodurre se stessi continuamente. il desiderio di vita eterna è un desiderio di riproduzione continua. quanti simboli cristiani sono pieni di significato violento/riproduttivo! un esempio è il famoso cuore spinato, o quello con la spada…essendo il cuore un “contenitore di persone”,è da considerarsi quindi anche come un utero, e la spada di conseguenza è…si,osate…un fallo.)