Questo post riguarda indirettamente le seduzione, perchè negli ultimi tempi, riflettendo sulla mia vita, mi sono reso conto che la mia ormai ex timidezza/inadeguatezza dipendeva da mio padre.
E’ si, in casa non perdeva mai occasione di EVIDENZIARE i miei errori e difetti, mi perseguitava ogni volta che facevo un’errore.
Mi ricordo che, quando ero piccolo mi facevo aiutare da lui quando non mi riscivano i compiti di matematica (dato che lui è uno che ha a che fare tutti i giorni con cifre e calcoli) tutte le volte finivo col piangere da quando mi faceva sentire un coglione, col risultato che sono sempre andato peggio in matematica.
Poi ho conosciuto seducere che mi ha aiutato a capire quanto valgo; le poche volte che vedo mio padre lui trova sempre qualche difetto in quello che faccio,
ma adesso non subisco più in silenzio,rispondo alle sue provocazioni (anche se probabilmente dovrei essere superiore) col risultato che mi odia ancora di più, è arrivato anche a dirmi che non mi vuole più bene, (come se me ne avesse mai voluto) però adesso non me ne frega più un cazzo di quello che pensa, quello importante è quello che penso io.
PS: In testo avevo tanti discorsi da trascrivere ma quando sono andato a metterli qui è venuta una schifezza, va beh…
Capisco quello che dici perchè vivo la stessa identica situazione; forse mio padre non arriva a dirmi di non volermi bene, ma comunque mi tratta come un bambino, pensa che io non sia capace di fare niente, si lamenta sempre di tutto ed è un pessimista assurdo (vi assicuro che è una cosa insopportabile se ci vivi 24h su 24 insieme). I l mio problema che io vivo ancora in casa con i miei perciò devo subire questa situazione, ed i piccoli passi che riesco a compiere fuori casa, quando rientro in casa sono praticamente vani a causa della sua sola presenza. Non vedo l’ora di andarmene di casa a vivere da solo!!!
non è che andando a vivere da solo risolvi il problema
andando a vivere da solo semplicemente ti allontani, scappi dal problema.
personalmente non ho mai vissuto una realtà così grave come quella di Giulio, dove un genitore dica espressamente di non voler bene ad un figlio (tra l’altro, a mio modesto avviso, una bugia colossale)
però è un vissuto comune per alcuni aspetti. ad esempio mio padre era sempre pronto a criticare e rimproverare quando commettevo un errore (cosa tra l’altro sacrosanta), il problema è che non era altrettanto pronto di riflessi quando doveva complimentarsi per qualcosa che azzeccavo, anche nel caso gli salvassi tempo e denaro con la mia trovata. Quindi in pratica sono cresciuto con una figura paterna che mi faceva pesare gli errori, mentre non mi faceva apprezzare i successi. Naturalmente ne ho risentito: trovandomi a guardare il mondo con una nuova ottica, mi sono accorto che sostanzialmente cercavo più di non fallire che di ottenere successo. E le conseguenze di un tale approccio dovrebbero esservi note.
Ma scoperto ciò? MOVE ON! Non siete più dei poppanti! Siete gli unici responsabili del vostro comportamento attuale! Avete il diritto e il dovere di dire “no” al pensiero dei vostri padri, e di separarvi da loro, uscire dalla loro ombra e farvi la vostra cazzo di vita. Ma prima fatelo mentalmente, poi fisicamente. Le convinzioni sono più importanti della geografia!
Giulio, per curiosità, quanti anni hai?
E’ una situazione delicata, quella dei genitori.
Di questi tempi, un mio carissimo amico, m’ha confidato il rapporto conflittuale con suo padre.
Cosa che ha minato la sua autostima, la sua sicurezza in sé, il suo carattere negli anni. Che per fortuna ne sta uscendo.
Personalmente, ho avuto la fortuna di avere dei genitori eccezionali: semplicemente ero troppo stupido ed orgoglioso da capire le loro critiche ed i loro consigli a fin di bene, mai fatti con cattiveria.
Da cos’é derivata quindi l’abbassamento della mia autostima a partire dall’adolescenza, fino a due/tre anni fa?
Da amicizie sbagliate, gente pessimista, bullismo psicologico alle medie, e personali seghe mentali.
Ora sono felice ed in pace con il mondo, per il fatto che ho avuto il coraggio di plasmare la mia vita a mia immagine e somiglianza, e ne raccolgo anche i frutti!
Su una cosa concordo con Allanon: non dovete certo aspettare di andarvene di casa per cambiare mentalità, per piacervi, per avere fiducia in voi stessi. Siete voi che decidete se amarvi, se avere fede. Siete voi che decidete se essere felici. Tutto il resto sono solo rumori di sottofondo.
Aggiungo che pero’, secondo me, fare nuove esperienze di vita in una città totalmente nuova, come sto facendo io a Milano, aiuta tanto (solo se cambiate anche il vostro modo di pensare e di porvi nei confronti della vita, eh!), ed é anche molto bello!
Quello che penso io è che i genitori raramente fanno qualcosa per il male dei propri figli.
Possono sbagliare, posso farlo non in modi consoni, ma tutto ciò che fanno, lo fanno per il nostro bene.
E chi tenta di dire il contrario, mi dispiace ma sbaglia in partenza.
(ovviamente i casi disperati ci sono, ma sono sicuro che ne tu, Giulio, ne tu, Brian, siete in queste condizioni)
Esempio? Già solo il semplice fatto che alla mattina si svegliano per andare a lavorare, portare a casa la pagnotta e permetterci di studiare e crearci un futuro.
Già solo per questo dovreste ringraziarli.
Ma vi siete mai chiesti il perché vostro padre vi critichi tanto?
Voi pensate sia per il fatto che non vi voglia bene, che non vi consideri all’altezza del mondo che c’è là fuori, anzi: voi siete solo dei deficienti buoni a nulla a suoi occhi.
E se invece il motivo fosse che da voi vogliono sempre il massimo?
Che raggiungiate livelli eccelsi, perché SANNO CHE POTETE RAGGIUNGERE QUEI LIVELLI?
O semplicemente vogliono che siate svegli, che in effetti il mondo là fuori non è che sia granché, e se non vi date una svegliata, lo prenderete presto nel deretano…
E’ così un crimine il voler credere nel proprio figlio?
Vi lamentate che non credono in voi…ma voi, fino ad adesso, CHE RISULTATI AVETE OTTENUTO?
Cosa avete fatto di così straordinario PER CUI VOSTRO PADRE SIA ORGOGLIOSO DI VOI?
Fidatevi che vostro padre vi vuole bene…dovete solo capire che queste critiche, nonostante magari siano messe giù nel modo sbagliato, vogliono essere assolutamente costruttive.
Ti chiedevo quanti anni avevi, Giulio, e lo chiedo anche a te, Brian, perché questi discorsi sono i classici discorsi adolescenziali.
E’ normale ad una certa età entrare in conflitto con i propri genitori.
Ma mettetevi nei loro panni: nel giro di 5 anni passate da bambini nel corpo di bambini che amano comportarsi da bambini, a ragazzini nel corpo di adulti che spesso amano comportarsi da bambini.
Capite che un cambiamento così repentino spiazza tutti. Fare il genitori è forse il ‘mestiere’ più difficile del mondo di per sé, se poi noi ci mettiamo del nostro…
Anche io qualche anno entravo spessissimo in conflitto con mio padre (e anche con mia madre), per gli stessi motivi tuoi…ma poi ho capito che lo facevano PER IL MIO BENE, perché erano a conoscenza delle mie potenzialità, e in quanto loro figlio esigevano che queste potenzialità venissero fuori.
Quando ho capito che queste potenzialità le avevo davvero…mi si sono aperti gli occhi.
E da quel momento non ho mai smesso di ringraziarli per come mi hanno educato, soprattutto quando mi guardo in giro e vedo come i miei coetanei sono stati cresciuti.
Il rapporto con i propri genitori è come un rapporto con qualsiasi altra persona: è bilaterale, e ci vuole fiducia.
Ma la fiducia bisogna conquistarsela, col sudore e col sangue.
Per cui smettete ADESSO di lamentarvi, e cominciate fin da ora a costruire qualcosa di STRAORDINARIO, un qualcosa che porterà vostro padre a dire col petto gonfio: “quello è mio figlio”.
Basta la pura e semplice felicità.
Succederà. Presto o tardi che mai, nelle peggiore delle ipotesi sul letto di morte.
Potrà non succedere. Magari non ve lo dirà mai. Magari non riuscirà mai a dirvi “ti voglio bene”, magari continuerà a nascondersi dietro una figura burbera e severa.
Ma state pur tranquilli che come minimo lo penserà. Questo è l’importante.
Perché è vostro padre, dannazione, e sono pronto a scommetterci la testa che morirebbe per voi.
Dimostrate a voi stessi in primis, e poi a vostro padre, che siede degni del suo orgoglio.
I genitori sbagliano, come tutti, e spesso ignorano proprio qual’è il modo giusto di fare.
Vorrebbero vedere nei figli motivi di orgoglio, o semplicemente realizzare che sappiamo camminare con le nostre gambe.
Non dare peso alle cose che si dicono in momenti di conflitto. Anche se c’è il modo giusto per dire tutto.
Rispondi alle provocazioni non per far vedere che sai opporti, ma per fargli capire come sei fatto, di cosa hai bisogno, e come pensi.
Altrimenti crei una situazione conflittuale senza avere nessuna possibilità di crescita per entrambi.
Più che d’accordo con Free.
Basta immaginare se stessi nella figura di genitore talvolta per capire (almeno in parte) l’altra faccia della medaglia.
@FreeMan
Giuro che mi hai fatto commuovere veramente, ho gli occhi lucidi. Grazie veramente. Avevo ragionato molto sul fatto che comunque mio padre si fa tantissimo il culo per me (lavora addirittura in fonderia vicino ai forni anche d’estate e mi fa male pensare che lo fa per me) e sul quel punto la vivevo (vivo) quasi come un peso perchè penso che non sia giusto che lavori tanto per me e ho sempre cercato di chiedergli soldi il meno possibile, evitare di fare acquisti inutili (anche se questo ce l’ho come indole) ecc… ma adesso che ci penso lo faccio per egoismo perchè non voglio responsabilità… ma io le responsabilità ce le ho e le devo avere!!! nei confronti dei miei genitori e non posso scappare!!! Li devo rendere orgogliosi di me!!! Avete stra ragione!!! Mi sento una merda se penso che ogni volta che mi arrabbio con lui per scuola e tutto… uff cazzo!!! Mi sento stra in colpa!! Sempre a prendermela con le altre persone quando sono io che sbaglio! Porca puttana si è fatto il culo per me per 18 anni e adesso mi arrabbio anche con lui se se la prende perchè sono stato rimandato, sono proprio un pezzo di merda mi vergogno di me stesso tantissimo e nei suoi confronti, che molto spesso non mi risponde neanche quasi più quando mi lamento per un richiamo!!! Scusate lo sfogo ma son parole che neanche mi sono accorto di scrivere al momento
Bravo FreeMan. Gran bel post.
Evito di scrivere avendo ormai già sintetizzato tu il mio pensiero.
Al bel post di FreeMan vorrei aggiungere una cosa che deriva dalla mia esperienza.
I miei genitori non sono particolarmente severi, sia perchè non è nel loro carattere, sia perchè non ho tantissime cose da farmi rimproverare.
Però non riesco ad andare completamente d’accordo con loro.
Non che non gli voglia bene, e loro a me. Ma non riusciamo ad andare sullo stesso binario. C’è stato un periodo in cui non riuscivamo a stare un paio di giorni senza avere un piccolo o grande diverbio (e per fortuna che sono sempre in giro! :P).
All’inizio mi arrabbiavo molto per questo, ma con il tempo ho capito.
I nostri genitori fanno di tutto per noi per ottenere quello che è il meglio secondo loro.
Io in passato li accusavo di non comprendermi. In realtà ero io che non comprendevo loro.
Pensateci un attimo: i nostri genitori sono cresciuti in un’altra generazione, con altri valori. In più aggiungeteci il cambiamento che voi avete fatto rispetto al passato, rispetto alla società, intraprendendo il cammino suggerito su queste pagine. Tutto questo ci porta in una dimensione sempre più lontana da quella dei nostri genitori e si finisce inevitabilmente a parlare dello stesso fatto in due lingue diverse.
Ad esempio, quante mamme conoscete che spronano il proprio figlio ad uscire la sera ad abbordare più ragazze possibili? Oddio, io un amico ce l’avevo, ma era invidiato da tutti!
Mio padre non sarà un esempio di uomo alfa, e in lui ora vedo tanti difetti che odiavo di me anni fa. Ma è un bravissimo genitore e purtroppo non ha avuto la fortuna di essere illuminato, come è capitato a noi. Non posso fargliene una colpa per questo.
Sono arrivato al punto in cui mi arrabbiavo con i miei perchè IO volevo il meglio DA LORO, senza rendermi conto però che il meglio per loro era tutta un’altra cosa. Capita e assodata questa cosa il rapporto è stato molto più tranquillo. Non dico che adesso andiamo costantemente d’accordo. Ma il clima è molto meno teso che in passato.
Ci vuole tranquillità e comprensione e la consapevolezza che abbiamo un grande futuro davanti, e che dovremo cavarcela da soli, senza genitori che ci aiutano o ci ostacolano.
Ma allora anche tu sei ancora vivo!
Pensavo di aver visto un altro fantasma dopo quello di KingHJ…
Comunque, hai sintetizzato l’altra parte del mio pensiero che per fretta non sono riuscito ad esprimere a parole…d’accordo con ogni singola lettera!
@FreeMan 15687 wrote:
Quello che penso io è che i genitori raramente fanno qualcosa per il male dei propri figli.
forse intendi dire che non fanno INTENZIONALMENTE male ai figli… perchè di fatto invece fanno SPESSISSIMO male ai figli.
@FreeMan 15687 wrote:
Esempio? Già solo il semplice fatto che alla mattina si svegliano per andare a lavorare, portare a casa la pagnotta e permetterci di studiare e crearci un futuro.
Già solo per questo dovreste ringraziarli.
è un’affermazione tanto superficiale quanto pericolosa. Il fatto che un genitore ti mantenga NON SIGNIFICA ASSOLUTAMENTE che ti voglia bene. Sembra che nei tuoi ragionamenti trascendi sistematicamente i sentimenti, l’istinto.
@FreeMan 15687 wrote:
Ma vi siete mai chiesti il perché vostro padre vi critichi tanto?
Voi pensate sia per il fatto che non vi voglia bene, che non vi consideri all’altezza del mondo che c’è là fuori, anzi: voi siete solo dei deficienti buoni a nulla a suoi occhi.
E se invece il motivo fosse che da voi vogliono sempre il massimo?
Che raggiungiate livelli eccelsi, perché SANNO CHE POTETE RAGGIUNGERE QUEI LIVELLI?
O semplicemente vogliono che siate svegli, che in effetti il mondo là fuori non è che sia granché, e se non vi date una svegliata, lo prenderete presto nel deretano…
cosa significa volere il massimo dal proprio figlio? non esiste un massimo… un genitore che ama il proprio figlio non desidera nessun “massimo” per lui, desidera che egli possa vivere in pace con se stesso. E la pace interiore non c’entra niente con il “massimo”. La pace non è qualcosa che si raggiunge con la fatica, con il sudore, non ha a che fare con i risultati che si ottengono nella vita… è qualcosa di più sottile, sotteso, istintivo, sensuale. Non è sviluppo personale, è AMORE. Un padre che vuole che suo figlio raggiunga “quei livelli che sa che può raggiungere” non ama suo figlio. L’amore, la fiducia, il rispetto, non hanno livelli.
@FreeMan 15687 wrote:
E’ così un crimine il voler credere nel proprio figlio?
i figli non si credono, si amano
@FreeMan 15687 wrote:
Vi lamentate che non credono in voi…ma voi, fino ad adesso, CHE RISULTATI AVETE OTTENUTO?
Cosa avete fatto di così straordinario PER CUI VOSTRO PADRE SIA ORGOGLIOSO DI VOI?
cos’è? una gara a premi? più risultati otterrai nella tua vita, più amore paterno riceverai? totalmente fuori strada… l’amore è altra cosa
@FreeMan 15687 wrote:
Per cui smettete ADESSO di lamentarvi, e cominciate fin da ora a costruire qualcosa di STRAORDINARIO, un qualcosa che porterà vostro padre a dire col petto gonfio: “quello è mio figlio”.
Basta la pura e semplice felicità.
non bisogna costruire niente di straordinario… oltre lo straordinario c’è il bello, oltre l’orgoglio c’è l’amore, oltre la felicità c’è la pace…
@FreeMan 15687 wrote:
Dimostrate a voi stessi in primis, e poi a vostro padre, che siede degni del suo orgoglio.
chi vive per dimostrare qualcosa a se stesso o agli altri è destinato al turbamento eterno. Non dovete dimostrare niente, dovete solo tirare fuori quello che avete dentro senza riserve. Le dimostrazioni lasciatele agli scienziati…
Io personalmente concordo con fennec.
Ne le “7 regole per avere successo” (perdonatemi lo cito ancora xD) Steven Covey porta l’esempio di suo figlio, che va male a scuola e che non riesce a colpire la palla da baseball con la mazza neppure se questa è ferma. Il risultato? Il ragazzo viene continuamente deriso dai suoi compagni e i genitori pensano di supportarlo sgridandoli e dicendo frasi del tipo “lasciatelo stare, sta ancora imparando”. Come lo stesso scrittore afferma, ci è voluto un profondo cambio di paradigma da parte dei genitori stessi prima del cambiamento del figlio.
Anzichè desiderare per il proprio figlio il “massimo”, secondo il paradigma comune che tende a puntare ad un successo lavorativo, scolastico e sociale, essi hanno dovuto cambiare il loro atteggiamento al riguardo.
Di conseguenza hanno cominciato a rispondere al figlio, ogni volta che quello dimostrava il suo disagio, frasi del tipo “non c’è niente che non va in te, ce la puoi fare benissimo da solo”. Il risultato? Se manteniamo il paradigma comune possiamo dire tranquillamente che il figlio è sbocciato in ogni campo scolastico, sportivo e sociale. Certo, ha richiesto il suo tempo, ma è sbocciato.
Capite come il cambio di attegiamento abbia dato la consapevolezza al figlio di avere delle enormi potenzialità, di essere effettivamente uguale agli altri e anzi ancora meglio perchè ha saputo sfruttarle e farle uscire fuori? Tutto perchè il focus si sposta sui sentimenti che prevalgono su tutto, il paradigma cambia.
Ho riscontrato personalmente la stessa situazione solo che nel mio caso i genitori si sono comportati in modo diverso. Per esempio, ad una prima difficoltà in una materia scolastica sono ricorsi a farmi fare ripetizioni, un gesto d’amore certo, che ha però nascosto un messaggio “tu non ce la fai da solo, hai bisogno di aiuto”. Per esempio con mi padre nascono dei contrasti al riguardo. Quando mi dice che devo impegnarmi e ottenere buoni risultati è perche glie lo devo dal momento che lui stesso ha pagato le ripetizioni. La mia risposta fissa, me ne rendo conto, egoista, è “io non ti devo proprio niente, se studierò è perchè lo voglio io, se otterrò risultati è perchè l’ho voluto io”.
Questo per dire che sì, i genitori cercano di fare il loro meglio, seguendo il loro istinto e talvota adeguandosi ai paradigmi imposti dalla società, ma non è detto che riescano a fare sempre la cosa migliore perchè sono umani, non sono nati educatori, cercano di crescerci secondo le loro stesse esperienze e sta a noi distoglierci da loro facendo emergere la nostra personalità.
E l’adolescenza è proprio questo, crescere svliluppando delle nostre idee personali, che talvolta possono essere opposte a quelle dei nostri educatori (da qui nascono i conflitti perchè loro sono sempre stati abituati ad avere un figlio accodiscente), mantenendo percò i valori e i principi che ci sono stati insegnati da piccoli (questo eviterà di diventare degli emeriti coglioni irrispettosi di tutto ciò che gli sta attorno, essere o cosa che sia).