Novecento - il mondo è infinito

[YOUTUBE]http://www.youtube.com/watch?v=Y_as5AiPAIk[/YOUTUBE]



Voi cosa pensate quando lo sentite, il monologo finale della Leggenda del pianista sull’oceano alias Novecento?



Se qualcuno ha qualcosa da commentare a riguardo, mi fa piacere ascoltarlo. altrimenti pazienza :slight_smile:



Una buona giornata a tutti!

Il discorso si basa sulla questione del CONTROLLO.

Una persona abituata ad avere il controllo della nave rimane senza ombra di dubbio intimorita, terrorizzata, da ciò che può succederle all’infuori del suo spazio.

Ma vedi, noi fin dal principio non abbiamo controllo, su niente.

Nasciamo in un posto. Chi lo ha scelto? Perché noi? Perché lì? Perché in quel giorno? Perché da quella donna? Perché con questi capelli ricci? Perché con gli occhi marroni? Perché non color ambra?



Quando cresciamo è tutta una mescolanza di variabili infinite che ci porta ad avere determinate esperienze, determinati “riflessi” quando vediamo un’auto che arriva ed evitiamo di attraversare la strada, determinata “fortuna” quando non la vediamo ma si ferma in tempo per salvarci la vita…



Capisci che niente di ciò che ci accade è prevedibile, almeno non con le conoscenze che abbiamo finora. I fisici cercano la loro GDA o GDU, si pensa a Dio, i religiosi e meno religiosi pensano ad un “destino”, c’è chi non trova altro da pensare che al “caso”, proprio perché analizza tutto ciò che conosce ma non trova una risposta più valida…



Il punto è che il controllo è tutta un’illusione.

Puoi sentirti di avere il controllo di una bici, sterzi a sinistra, sterzi a destra, vai dritto e quando meno te lo aspetti c’è il bullone che salta e la ruota si stacca, tu cadi in strada e rialzandoti ringrazi Dio perché dietro di te in quel momento non c’erano macchine che ti potevano investire.



Ci sarebbe da ringraziare ogni giorno infinite volte… Da un giorno all’altro puoi scoprire di avere una malattia incurabile, puoi trovare una vipera in campagna che ti morde e potresti morire… per quante precauzioni prendiamo ci sarà sempre un qualcosa di o dato per scontato (vedi il bullone della bici) o sconosciuto che può cambiare il nostro “cammino”…

La nave di Novecento avrebbe potuto incontrare un iceberg o venire rovesciata da uno tsunami… ecco, vedi che lo scendere o meno dalla nave non cambia il fatto che lui non abbia il benché minimo controllo sugli avvenimenti futuri, ha solo una parvenza di probabilità, che può verificarsi, ma anche no.

E’ quindi solo per quella probabilità, che tutto vada come è andato fino a quel momento, che Novecento rimane sulla nave, ma il suo discorso non da un motivo valido (inattaccabile) alla sua scelta, che rimane quindi una scelta fatta d’istinto, tra paure e ambizioni, mis-conoscenze e speranze.



La paura del non avere il controllo è forse la prima, in ordine di importanza, alla quale ci dobbiamo abituare, con la quale dobbiamo convivere.

Leggero OT: la vera simbologia di Novecento portava da tutt’altra parte: in realtà il pianista sarebbe la figura dello scrittore/romanziere che deve occuparsi di una letteratura che non incontri la storia, simboleggiata dalla terraferma.



Il dibattito in corso in quegli anni (Baricco è uno scrittore del gruppo 63) era sul cambiamento della geografia culturale della letteratura italiana.



A causa dei gruppi terroristici italiani e della presenza dei servizi segreti, veniva promossa maggiormente una letteratura che non parlasse dei conflitti dell’epoca. Il gruppo 63 infatti era un movimento che si occupava della forma e non del contenuto delle loro opere.

Non riesco a vedere il video perchè qui non ho l’audio, ma è interessante il discorso di JoeM.



L’unica cosa su cui possiamo avere il controllo sono le nostre azioni (e a volte nemmeno quelle :smiley: ) e l’unica cosa reale che possiamo fare è adottare una serie di comportamenti che preferibilmente andranno a realizzare ciò che vogliamo. Ma non abbiamo la certezza matematica che le cose andranno come vorremmo.



Ci sarebbe da ringraziare ogni giorno perchè non abbiamo controllo sulle cose. Non sarebbe la vita se non accadessero cose inaspettate.

concordo. Giustissimo quello che dite, grazie dei vostri pensieri!



Il monologo a me fa pensare al fatto che a volte voglio avere il controllo di tutto. E non voglio scegliere una strada. Non che sia immaturo al punto da non compiere scelte, da non abbandonare nulla. Ma finché posso, mi sforzo di controllare ogni possibilità - è uno sforzo faticoso e spesso improduttivo.



Mi scrivo foglietti interi pieni di obiettivi, cosa da fare, cose che devo sapere. In modo che niente mi sfugga. Tanti promemoria, e faccio una gran fatica senza grandi soddisfazioni.



Da piccolo anche piangevo appena qualcosa cui tenevo sfuggiva dal mio campo visivo, diciamo l’ho fatto per troppo tempo rispetto al normale.



Quando gioco (giocavo) ai videogiochi, sono sempre attento ad aver visto proprio TUTTI gli angoli di quel minimondo.



Rileggo ogni cosa che scrivo, per controllare che nulla sia sfuggito.





Questo monologo mi sta aiutando a capire che devo abbassare le pretese di controllo, scegliere pochi obiettivi alla volta, lasciare che le cose mi sfuggano, serenamente.



Ora vado a pranzo, se mi viene in mente altro completerò. Ciao! thumbup09

Forse il punto non è lasciare andare le cose, di sicuro devi allentare la presa, anche perché quello che fai è illuderti di continuo. Esci e vivi, scoprirai, interagendo con gli altri, che il controllo NON ESISTE. Una volta dato per certo questo vedrai rilassarsi quella parte di cervello che ora può aiutarti a divertirti e vivere senza problemi fittizi. Intendo tutti quei problemi che ci creiamo da soli, che esistono solo perché Noi lo vogliamo, problemi che in realtà altro non sono che la Nostra visione del mondo.



La cosa veramente importante non è avere il controllo, ma riuscire ad ascoltare noi stessi e capire le nostre inclinazioni. Riuscire poi a cogliere le opportunità che la vita ci offre, senza troppi ripensamenti, ascoltare il nostro cuore…

In termini profani ti direi di “seguire il tuo destino”… ma è ancora troppo complicato per me, figurati riuscire ad esprimerlo…

E’ qualcosa come “cogli la palla al balzo”… eheh… so che non basta a spiegarsi, ma ci provo… :slight_smile:

cogliere le opportunità che la vita ci offre, senza troppi ripensamenti, ascoltare il nostro cuore...
In termini profani ti direi di "seguire il tuo destino"... ma è ancora troppo complicato per me, figurati riuscire ad esprimerlo...
E' qualcosa come "cogli la palla al balzo"... eheh... so che non basta a spiegarsi, ma ci provo... :)


mmmmmmm mi hai fatto venire in mente ieri quanto ci ho messo per prendere una STUPIDISSIMA decisione , perché ho calcolato esattamente tutti i pro e i contro...

comunque ho capito credo: seguire il flusso delle opportunità della vita, invece di remargli contro e stare a osservare ogni cavolata. Prendere ciò che viene con UN PO' PIU' di divertimento.

Comincio a temere che anche la mia passione per la psicologia altro non sia che un tentativo di "comprendere" (nel senso di capire, delimitare, sintetizzare) il carattere delle persone... non che sia un tentativo totalmente inutile, ma non voglio chiedere a me stesso da cosa nasce questa sorta di paura... perché se comincio a riflettere ci arrivo... ma veramente partono le paranoie poi :D... e come hai detto tu Joem, ora devo uscire di casa :D

Anche nei gesti e nelle parole, dovrei controllarmi di meno. Fare e dire di più ciò che mi passa per la testa. Mi vengono in mente altre recenti situazioni in cui sono stato troppo controllato. Non cè bisogno di fare esempi, potete immaginare, ognuno ha avuto le sue.


Gran film quello là comunque 14qw

Concordo con JoeM.



e aggiungo:

pensateci un attimo, davvero volete avere il controllo?. MA CHI VE LO FA FARE!

seguendo la linea di seducere viene spontaneo pensare che non serve cercare di ragigunger euno stato di controllo delle situazioni perchè il miglior modo per controllarle è viverle.

finchè non vivo quello che desidero, continuerà a mancarmi il controllo su di essa, e l’esperienza per potermi muovere nel mondo come voglio.

cercare il controllo ci pone nella dimensione di chi vuole colmare un gap, di chi vuole arrivare ad una pace interiore che non riesce a trovare in sè stesso. e ritorna, prepotente, l’immagine a me molto cara del “soffiare calma sulle cose”.

ci pensavo spesso, trovo il gesto di soffiare -se fatto adagio come quando si soffia a tavola, sulla minestra bollente- estremamente rilassante e distensivo.



e allora, quando ci troviamo in una situazione di stress, quando sembra che i nostri desideri ed obiettivi si moltiplichino senza controllo, spezziamo la catena, il circolo vizioso, smettiamo di cercare il controllo all’esterno (un po’ come ci si ritrovava a fare con l’approvazione altrui, perchè alla fine è figlio suo) e ritroviamolo all’interno.



come?.



-se necessario pianificando, mettendosi alla scrivania con carta e penna e mettendo giù uno schema degli step verso l’obiettivo che volgiamo raggiungere. questo ci aiuterà a riacquistare la calma, mostrandoci che la via per il successo è solo un susseguirsi di passi, esperienze, tentativi ed errori da correggere. in questo modo andrà via quella sensazione di oppressione dettata dal sentire di voler fare più cose di quante in realtà si riescono a fare (sensazione che conosco bene XD).



-concentrarsi su una cosa alla volta. c’è un detto che trovo faccia riflettere: "c’è sempre tempo per fare le cose due volte, e mai per farle bene la prima.

questo aiuta molto a poter decidere sul momento cosa tenere e cosa scartare delle proprie esperienze, senza dover rimandare un compito del genere a date future in cui la nostra memoria a riguardo potrebbe essere scarsa. in più il rallentarsi produce il fantastico effetto dell’azione immediata: la procrastinazione diventa un vecchio ricordo e si ha la possibilità di mettere in atto immediatamente ciò che ci viene in mente di fare.







c’è poi da valutare, il fatto che non tutti hanno lo stesso grado di ambizione, e questo incide davvero molto sulla capacità di gestire la mancanza di controllo esterno.

perchè il controllo esterno viene ricercato come fonte di sicurezza, e non tutti hanno un grado di ambizione tale da controbilanciare questo bisogno di certezze e di punti fermi.

il monologo di Tim Roth è il trionfo dell’ambizione da microcosmo, dove, vuoi per abitudine (il protagonista dice di esserci “nato” sulla nave), vuoi per eccessivo timore, ci si chiude in una concezione ristretta.

giusto, sbagliato, chi lo sa. non sono qui per giudicare, l’importante alla fine è riuscire a vivere bene con se stessi, ed è giusto che ognuno segua il proprio grado di ambizione, perchè la vita va misurata solo con se stessi. :smiley:



il pieno controllo esterno è irraggiungibile, per questo non va ricercato.

il controllo interno, è un dovere verso se stessi.



yuk

@aptero 5390 wrote:



il pieno controllo esterno è irraggiungibile, per questo non va ricercato.

il controllo interno, è un dovere verso se stessi.


Giusta precisazione...
E' vero poi che bisogna rapportarsi con gli altri, quindi il controllo interno deve un po' scontrarsi con il controllo esterno, ma è proprio quello che cerchiamo di fare qui in seducere, riuscire ad essere se stessi e coinvolgere gli altri nel nostro mondo, conoscendo le regole del gioco e provando e riprovando.
In modo da avere il controllo su se stessi grazie all'esperienza e allo studio di se stessi (soprattutto durante i rapporti interpersonali, dove vengono fuori i veri problemi della nostra personalità), ma allo stesso tempo facendo in modo da non diventare egocentrici, anzi, aperti il più possibile verso discorsi nuovi e nuove esperienze...

Io voglio davvero raggiungere questo obiettivo. Mi gioco il tutto per tutto per migliorare me stesso e sono certo che, se nel 2009 ho lavorato molto sull'Inner Game, nel 2010 imparerò moltissimo su me stesso sperimentando quello che ho appreso e continuo ad apprendere.

Buon Game a tutti! :)

@aptero 5390 wrote:

in questo modo andrà via quella sensazione di oppressione dettata dal sentire di voler fare più cose di quante in realtà si riescono a fare (sensazione che conosco bene XD).


gne… XD



comunque, secondo me, la ricerca del totale controllo è semplicemente paura di farsi male.

parlo spesso con una mia amica che è l’esatto contrario di me. pensa e rimnugina per mesi e non si decide mai ad agire. la sua spiegazione è che preferisce soffire un po’ ora che rischiare di soffire di più in futuro.



non so perchè, ma in noi esseri umani abbiamo innata questa idea che tutto debba andare per il peggio e che facendo le cose senza averle esaminate a fondo porti a delle inculate paurose.

Ahahah! Forse è perché da bambini volevamo buttarci da un posto alto e ci facevamo male, volevamo giocare a pallone con gli amici e ci facevamo male… probabilmente questi dolori sono memorizzati nel nostro corpo e quindi istintivamente prendiamo più precauzioni… ma c’è limite a tutto…