Infatuazione per la ragazza di un mio buon amico

Il sito l’ho letto - non necessariemente in ordine. Iniziai leggendo 3 articoli al giorno senza essere registrato. Poi mi sono registrato ed ho continuato a leggere quelli che più mi interessavano.

“Quelli che scopano sono quelli che pensano pochissimo” - fammi capire, credi che non me ne sia mai accorto? :slight_smile:

Ed è proprio questo il punto: a me, ciò di cui parlano le persone dentro i loro rituali sociali annoia, mi annoia di brutto. Sono un INTJ, il tipo psicologico più raro, (2% della popolazione) è da tutta la vita che cerco di trovare un significato negli altri ma non l’ho mai trovato, e non riesco a trovarlo in un cazzo di nient’altro. Le cose in cui l’avevo trovato non sono mai riuscito a portarle a termine, sempre per via del mio essere completamente anacronistico rispetto al presente in termini di passioni, gusti, interessi. Questo non mi ha mai portato ad essere un animale sociale. Il sociale mi annoia, mi deprime, con tutti quei cazzo di rituali e schemi retorici. Non riesco ad identificarmi in un cazzo di niente che faccia parte del presente perchè il presente e le sue mode m’han sempre fatto cagare in maniera lacerante. E’ come se non fossi mai riuscito ad ‘entrare’ attivamente nel mondo. Gran parte di questo lo addebbito alle difficoltà familiari che ho avuto, e nonostante entrambi i miei genitori siano delle persone che stimo eticamente, in genere la vita m’è sempre sembrata una cazzo di farsa gigantesca. Una costruzione artificiale. E l’epoca in cui viviamo rappresenta l’esasperazione di questo artificio, senza più un cazzo di niente che sia spontaneo. Se la tua soluzione per diventare sessualmente attivo è smettere di pensare allora faccio prima ad incominciare ad andare a troie. Sono troppo profondo, ripudio il superficiale, ed il 90% delle interazioni sociali sono superficialità e retorica a manetta. Ciò non significa che sono il tipo che si mette a fare il professore con gli altri: la mia attitudine anticonformista e ribelle se non altro m’han salvato dal diventare quel tipo di uomo. Ed in tutta onestà, sai cosa? Io ci ho provato in questi ultimi mesi ad essere ‘sociale’ , alcune volte è andata meglio di quanto pensassi, ma in fin dei conti non mi calza per un cazzo, non posso farci un cazzo, mi sento snaturato. Non sono quella classica persona che dove la metti, stà, riuscendo ad interagire con quanti più ambienti possibili. Manco per il cazzo. Io se non ricevo stimoli che mi interessano divento una lastra di ghiaccio. E ti dirò di più: forzandomi di essere più socievole, sto scoprendo che per me è meglio rimanere freddo e cacciare le giuste parole al momento giusto, invece che forzarmi di essere qualcosa che non sono. Che cazzo ci posso fare? Io mi sento specialmente ridicolo a forzarmi in questo senso, non riesco, non riesco ad essere quello che in una stanza prende l’attenzione di tutti ritagliandosi il ruolo di ‘protagonista della festa’ proprio perchè non riesco ad essere superficiale e divertente come la consueta superficialità degli altri si aspetterebbe. Ripeto, questo non significa che sono il radical-chic che imbastisce monologhi pseudo-filosofici 24 su 24 per cuccare. Ho sempre ripudiato costoro tanto quanto ripudio i superficiali. Io se devo fare certi cazzo di discorsi li faccio con chi sò che può recepirmi, e non a 360° con il fine di scopare. Quello lo fanno le persone snaturate, che si auto-illudono di appassionarsi di qualcosa solo per farsi na chiavata. Riesco ad essere superficiale e divertente soltanto se l’ambiente mi stimola e/o sono con persone/amici che già conosco, ma non lo faccio con i conoscenti e gli sconosciuti, o in ambienti che non destano il mio interesse, perchè non mi viene per un cazzo spontaneo. In quei casi vige la freddezza e le poche frasi provocatorie messe al posto giusto.

Analizzare non serve a nulla nel sociale? Beh, sì, forse per chi vuole vivere in superficie, poi reputo che ci siano varie sfumature.

Poi… io è da tutta la vita che non vedo il sesso opposto come obiettivo, ma come un piacevolissimo contorno da accostare alle passioni ed alla propria realizzazione. Il problema quindi di certo non è la troppa attenzione attribuitagli, ma il fatto che non sono mai riuscito a realizzare i miei interessi.

E quali sono i tuoi interessi che non sei mai riuscito a realizzare?

Comunque mi sto appassionando alla tua storia :slight_smile: Non mi dispiacerebbe incontrarti, non sei banale e ahinoi, la maggior parte delle persone è banale (vuoi perché ha paura di esprimersi liberamente e preferisce conformarsi comodamente, vuoi perché non è particolarmente brillante).

Capisco il tuo disinteresse verso gli altri perché con loro ti annoi, la provo spesso anche io. Ho risolto frequentando persone intelligenti, poche ma buone. Il resto è superficialità e small talk, che non rigetto perchè socialmente riconosco il suo valore. Socializzare non ha nulla a che fare con i contenuti, la sua piacevolezza deriva dallo stare insieme agli altri e sparare cazzate a manetta, provocare, scherzare, flirtare, ridere a manetta. Anche lavorare chessò in un fast food e sorridere ai clienti, salutarli con passione, eventualmente chiacchierare un po’ e’ una bellissima esperienza. Ci si diverte e si sta meglio che standosene tutto il giorno a casa ad arrovellarsi sull’ultimo teorema di Fermat. Anche io ero molto introverso e timido e mai avrei pensato di godere così tanto dallo stare con gli altri. Tutta colpa dell’insicurezza, che trattata e superata, mi ha lasciato affamato di socialità come il più classico postulato dell’idea che “l’uomo è un animale sociale”. Rimango comunque molto attento e sensibile alle dinamiche e riconosco i limiti della maggior parte delle persone con cui non posso fare discorsi sui massimi sistemi (nè aspettarmi che siano cazzuti come lo sono io).

Ero un ENFJ la prima e ultima volta che ho fatto quel test. Ma sono sicuro che in passato, timido e complessato, avrei avuto un risultato più Introverted.

Tu non sei nato INTJ (vorrei sapere poi chi e come ha misurato che solo il 2% della popolazione lo è), semplicemente le tue esperienze e le emozioni che hai provato durante quelle esperienze ti hanno portato a diventarlo. Gli introversi si rifugiano in se stessi come meccanismo di difesa, per paura, perchè hanno sofferto. Sono pronto a scommettere 10000 euro che anche a te è successo qualcosa che ti ha segnato/traumatizzato particolarmente e che ti ha portato a diventare. Se vuoi cambiare, da li dovrai partire e guarire quelle ferite. So di persone che erano INFJ e che cambiando ed evolvendo hanno anche cambiato tipo Myers-Briggs.

Mi ricordi molto me stesso per alcuni aspetti, abbiamo circa la stessa età. La differenza è che io mi sono sempre sbattuto per guarire quelle ferite (non hai idea dello sbattimento) e che negli anni sono cambiato molto. Vatti a leggere la mia presentazione datata gennaio 2009 di quando ventunenne esordivo su Seducere: Chi è Bira? (con un vecchio account)

Penso che i commenti che ho ricevuto allora da vecchi membri del forum possono essere molto pertinenti per la tua situazione attuale.

Di dove sei?

Interessi artistici. Che per svogliatezza non ho mai portato a fondo, salvo alcune fortunate occasioni dove sono riuscito a trovare persone like-minded. Negli ultimi anni avrei voluto avviare un mio progetto, e qualche anno fà ci stavo riuscendo: trovai un altro chitarrista con il quale stabilii fin da subito una forte comunicazione a livello musicale, ma abbastanza scarsa a livello umano. Quando suonavamo comunicavamo molto bene, fuori da questa condizione, no. Sempre per via del fatto che lui è un animale sociale (spesso e volentieri grottesco, ma comunque molto sociale) ed io no, ragione per la quale io finivo sempre per farmi due coglioni quanto una casa ogni qualvolta ci intrattenevamo insieme in un attività che non fosse il suonare. Decisi di lasciarlo perdere dopo che l’ultima volta che suonammo si addormentò sullo strumento perchè era ubriaco e strafatto. La cosa mi demoralizzò, perchè ho sempre un aspettativa alta, sia nei miei confronti che verso gli altri. La superficialità, le cose arronzate, lo ‘small talk’ , il parlare tanto per parlare, sono cose che mi vengono impossibili. Metto un estrema cura nelle cose che mi appassionano e mi gira il cazzo vederle svendersi e diventare robaccia. E mi gira il cazzo a guardare persone superficiali che si intrattengono con cose superficiali, o persone artificialmente profonde che giocano a fare i profondi quando non lo sono. Non riesco a tollerare questo starsene a galla, mi scatta una noia ed un disprezzo verso il prossimo che sò controllare e trattenere, ma c’è, e finisce per esprimersi in un sarcasmo freddo o nella totale indifferenza.

Sò di apparire diverso e per questo di dare comunque nell’occhio, in un certo senso. Mi piace sapere di essere illegibile a gli altri, tralaltro. Ma a chi non mi conosce, appaio semplicemente come una persona esente dalla routine sociale. Che ha scarso interesse nel socializzare. Qualcuno potrebbe persino considerarmi snob e indisponente, (se mi si fà incazzare) ma ormai preferisco il silenzio. L’indifferenza ferisce ancora di più. A volte capita che camminando per strada con amici, qualcuno incontra un suo altro amico/conoscente e questo si presenta a sua volta. L’ultima volta che è capitato il tizio mi ha dato la mano presentandosi, io ho ricambiato la stretta, l’ho guardato negli occhi, e non gli ho detto un cazzo. L’ho semplicemente guardato con il classico death stare che hanno alcuni pregiudicati nelle foto segnaletiche. Semplicemente non voglio pagare il dazio dell’idiozia, in qualunque forma essa si presenti, e per gran parte degli ultimi 7 anni ho preferito rivolgere la mia vita sociale molto più verso le amicizie già consolidate, piuttosto che cercarne di nuove/cercare relazioni. Si potrebbe dire che l’ho fatto quasi in maniera esclusiva. Perchè, no matter which omologation - le persone continuano a sembrarmi comunque dedite a questo ‘essere banalmente sociali’ che a me pare così estranea come cosa. Anche quelli più impegnati, mentali, sensibili, finivano sempre per deludermi per via di qualcosa che aveva a che fare con questo aspetto. Anche i miei amici attuali lo fanno, non esiste l’amicizia perfetta e con il tempo ho imparato che bisogna prendere le persone per quello che sono. Che bisogna stare con quello lì per quella data cosa, e con quell’altro per quell’altra data cosa. Punto. Il senso di aggregazione che in realtà io covo al mio interno, non ha mai avuto modo di compiersi per via della banalità con la quale il mondo del sociale mi si presenta. L’ho sentito morire e rinascere più e più volte in questi ultimi anni. Verso le persone che mi stimolano riesco a superare questa barriera, semplicemente perchè la barriera neanche si pone e se lo fà, accade in maniera irrisoria.

Credo che il mio problema sia che non riesco a vedere il socializzare distaccato dai contenuti. E questo accade anche con gli amici, per certi versi. Mi capita, in certe occasioni, di chiedermi se li sto annoiando. Perchè vedo che anche loro sono combattuti, che cercano il sociale ma che al tempo stesso lo odiano; ma che comunque, in qualche modo, riescono a pagare quel dazio che io non riesco a pagare. Gli amici profondi che possiedo mi cercano per la profondità, non per la socialità. Credo che la socialità con loro subentri come conseguenza, come accettazione, non come causa. Ripeto, non mi comporto da accademico col palo nel culo, tuttaltro. Ma mi rendo comunque conto di essere sempre cerebrale nel rispondere, qualunque sia l’argomento. Però, nell’ultimo periodo mi sono accorto proprio del fatto che in fin dei conti, stare con gli altri è sempre meglio che arrovellarsi. Ho rivalutato questa cosa, ed ho smesso di isolarmi. Oggi prevale lo stare con gli altri, ma mi ci sono voluti anni per ritornare a desiderarlo.

Sono conscio del fatto che non necessariamente manteniamo lo stesso tipo psicologico per tutta la vita. Io probabilmente sono stato qualcos’altro fino all’adolescenza, poi sono diventato sempre di più INTJ. Ricordo chiaramente che fino ad una certa età ancora compresa nei teen, non mi veniva complicato diventare il ‘protagonista’ di una situazione. Ma ho sempre percepito una certa ansia da prestazione nel posizionarmi sotto lo spotlight. Fin da allora, riconoscevo le condizioni in cui ero l’alfa, e quelle in cui ero il beta. Stare al centro dell’attenzione mi piaceva soltanto quando mi sentivo nel mio elemento. Non sono mai riuscito a farlo a prescindere. Le esperienze che mi hanno portato ad impersonificare lo stereotipo della persona generalmente assente, sulle sue, disinteressata al rituale sociale ed alla sua formalità, le ho riconosciute e metabolizzate attraverso gli anni. Alcune sono ancora in ‘revisione’. Anche se avrei dovuto incominciare a sbattermi molto prima, come hai fatto tu, alla soglia dei 30 credo di essere ancora in tempo per incominciare a sbattermi seriamente. Le persone che mi conoscono vedono il fuoco che ho dentro, che nell’intimità esce sempre. Sono riuscito a guadagnare il rispetto delle persone che reputo sinceramente amici, ma tendo sempre a fare una scrematura, e mi sono reso conto che certe amicizie servono unicamente durante un certo periodo, poi la mente le declassa quasi come fosse un automatismo. Alcune vengono costantemente alternate in base ad un principio di priorità: chi mi serve di più oggi/in questo periodo? Altre le ho riprese dopo anni di assenza. Altre ancora temo di averle abbandonate per sempre.

Recentemente è accaduto qualcosa che per me era inaspettato. Il mio ‘buon amico’ del titolo mi ha fatto una confessione. Mi ha detto che mi invidia. Che mi invidia per il mio ‘essere libero’, non vincolato ad una relazione o un lavoro. Ed ha rimarcato come Lui vorrebbe mollare entrambe le cose. Io gli ho semplicemente risposto che una troppa libertà è la stessa cosa di una non-libertà. Lui ha controbattuto che avrebbe voluto provarla almeno una volta nella vita questa troppa libertà. Io l’ho esortato a considerare i lati positivi, come quello dell’esser riuscito a ritagliarsi un ruolo da leader. Attivo nel sociale insomma, nonostante condividiamo la stessa noia verso gli ambienti/persone che non ci stimolano. La verità, è che anche io invidio Lui. Invidio il fatto che lui ci riesca comunque. Invidio il fatto che sappia cavarsela e che cerchi con tutto se stesso di sopravvivere con le sue sole forze. Invidio il fatto che abbia degli allievi e che sia riconosciuto come mentore e figura di spicco nel suo campo. Invidio il fatto che stia con una ragazza molto desiderabile non solo da un punto di vista estetico. Siamo così simili, eppure così diversi. E’ come se la base sia pressocchè quella, solo che lui è il giorno ed io sono la notte. Il tipo di protagonismo che cerco io è diverso dal suo. Si costruisce sulla concettualità più che sull’applicazione pratica della stessa (non a caso l’INTJ è definito l’Architetto’). Lui è quello alla scoperta delle cose, io quello alla scoperta delle idee. Lui è quello a dirigere il cantiere, io quello a dirigere il progetto. Lui è quello a dirigere gli oggetti, io quello a dirigere i discorsi. Questo non significa che Lui sia completamente a corto di concettualità ed io completamente a corto di pratica. Ma ci differenziamo per queste attitudini. Lui è Yang, io sono Yin. Ma in entrambe le polarità c’è sempre un pallino dell’altra. Più ci penso, più la nostra distinzione secondo questi due principi regolatori è chiara, dalle banalità alle cose più complesse: Lui è biondo, io castano, Lui è colorito, io sono pallido, Lui è attivo, io sono prevalentemente passivo, Lui vive più alla luce, io più al buio, io sono prevalentemente freddo, Lui prevalentemente caldo, Lui identifica una salvezza astratta nella mente pratica del Demiurgo mentre io la identifico nella decadenza concettuale del Caduto, Lui ha avuto una figura paterna presente ma dura, io una più assente e libertaria, i suoi stanno ancora sposati mentre i miei sono divorziati da anni, e via dicendo.

invece no, è proprio l’opposto, se analizzi vivi in superficie, se segui l’istinto e l’inconscio, quindi ti butti a capofitto nell’esperienza, sbatti forte la testa, ma a furia di farlo non ti farai più male, anzi ti sembrerà addirittura divertente!

hai un ego sicuramente spropositato, il modo migliore, almeno secondo me, ma non solo, è proprio quello di sentire di più il corpo. di buttarti e magari dopo fare anche un pensierino su quello che è successo, per crescere (ma appunto un PENSIERINO, non una caterva di seghe mentali.

Il consiglio che ti posso dare è quello di vivere più nel corpo… sei troppo mentale!

Fai meditazione, leggi qualche libro a riguardo, ma soprattutto frequenta qualche circolo di meditazione, può aprirti molto la mente.

Ascoltami, oppure continua a fare quello che fai sempre, avendo sempre gli stessi risultati.

Qualsiasi decisione tu prenda, buona fortuna :wink:

Drago, credo che hai frainteso il modo in cui intendevo lo ‘stare in superficie’. Non alludevo alla superficie come scoglio esterno da superare per gettarsi nel sociale. Lo intendevo in termini generali, ampi: se uno è superficiale, non ha interesse a studiare le persone e le interazioni tra le stesse. Ciò che regola il gettarsi o meno nelle acque del sociale sono i due poli Introversione/Estroversione. Seguire l’instinto e l’inconscio come baseline assoluta non farà di te una persona profonda, farà di te semplicemente una persona istintiva. Ciò che farà di te una persona profonda, è il livello qualitativo delle pippe mentali che ti fai, neanche la quantità. Perchè vedi, anche un superficiale del cazzo si fà le pippe mentali, solo che essendo un superficiale del cazzo, saranno pippe mentali profonde quanto una pozzanghera. Ma partiamo comunque dal presupposto che se uno si fà un certo numero di pippe mentali, e queste pippe mentali sono di un certo spessore, (cosa che i superficiali non fanno) allora c’è una buona probabilità che uno possiede una sensibilità più acuta degli altri. Uno può essere un superficiale introverso o un superficiale estroverso, nella stessa identica misura in cui uno può essere un profondo introverso o un profondo estroverso. Anche se tenderei a dire che il superficiale introverso, è forse il più raro tra i quattro. Questo perchè l’introversione è concettualmente una peculiarità dei profondi. La logica secondo la quale: più vivo nel sociale = meno superficiale sarò, è completamente inesatta. Puoi vivere quanto vuoi rimanendo a galla nel retorico rituale sociale, inforcare a destra e a manca, ma se non studi le persone e le interazioni non sei una persona profonda. Quello che elegantemente volevi dire, decodificato, è che non è necessario essere profondi per inforcare, e che anzi, quasi quasi, meno lo sei, meglio è, e che quante più esperienze hai, maggiori sono le tue possibilità di successo, sia di inforco che di amicizia, progettualità, lavoro. Beh, grazie papà ma questo lo sapevo già. E non seguo affatto questa linea di pensiero. Perchè? Perchè la trovo triste e superficiale. La trovo peculiare di una persona che si accontenta facilmente. Dimmi, tu ti accontenti facilmente, Drago?

Allora, Vudun, io non sono assolutamente nessuno per dirti cosa è giusto e cosa è sbagliato, anzi non so neanche chi sei, cosa hai fatto, cosa fai.

Qui discutiamo di diverse linee di pensiero, con punti in comune e punti di distacco.

Inoltre, non ci guadagno niente a dirti la mia, però dato che hai postato qui, stiamo provando a farti vedere con occhi diversi… Non vuoi? ti ho già detto che va bene.

Io credo che non si possano prevedere le cose e anzi non serva prevedere, è solo una perdita di energie. Invece credo che molto importante sia trarre insegnamenti, A POSTERIORI, dopo aver vissuto pienamente la situazione, anche avendoci sofferto, perchè non puoi crescere emotivamente se non provi dolore, fisico o psicologico.

Analizzare è utile, ma lo si fa dopo aver vissuto, altrimenti ti blocca solo l’azione.

Ma tra l’altro quello che dici mi fa capire pienamente che abbiamo pensieri diversi, amen.

Se poniamo il tutto su una cosa molto superficiale, come il conoscere ragazze/donne, io sono dell’idea che se una donna esce con un uomo, se questo non si mostra così com’è, pregi e difetti, piuttosto che nascondere tutto pur di apparire figo ai suoi occhi( ammissione di inferiorità), non solo non la attrarrà, ma anzi, otterrà l’effetto opposto, non si mostrerà nemmeno per quello che vuole sembrare.

Per rispondere alla tua domanda: No, non mi accontento assolutamente, ho rifiutato ragazze più carine e non, perchè non mi piacevano, caratterialmente in particolare.
Mentre invece sono uscito con altre che invece mettevo da parte prima.

E sai perchè? proprio perchè precedentemente ho seguito l’istinto, ho tratto conclusioni e analizzato la situazione DOPO.

Comunque ti ripeto, a me non entra niente in tasca e anzi manco mi interessa più di tanto se mi ascolti o meno, nè tantomeno voglio farti da papà, che sono anche più giovane di te :wink:

Senza dolore, non c’è crescita. Su questo siamo d’accordissimo.

Io i rituali sociali li ho vissuti sempre forzatamente, e da un determinato punto in poi ho deciso di ridurli al minimo. Tu probabilmente sei un estroverso. Per me è molto difficile trovare significato nella stragrande maggioranza degli individui. Ho sempre provato più interesse verso le idee. Le persone che nella mia vita hanno saputo stimolarmi con le loro idee, farmi crescere, le conto sul palmo di una mano.

Io mi sono sempre mostrato per quello che sono, e non sono affatto il tipo da fare il gallo nel pollaio. Sono sempre stato me stesso, con periodi più assertivi ed altri più turbolenti, ma sempre io. Le batoste alle volte nella vita ti portano a diventar freddo, non è una volontà di ‘fare il figo’, ma più un sistema di difesa. Sto incominciando a guardare alcune cose sotto una nuova luce, ma mi ci vorrà del tempo prima di rituffarmi nel sociale. Mi serve prima una base di autostima che in questo momento manca.

Più che senza dolore, senza coraggio non c’è crescita.

Il dolore è solo l’interpretazione che dà la tua paura al cambiamento in divenire. Al muoversi del paesaggio del quadro in cui credi di essere spiaciccicato e immobile, senza possibilità di scelta o libertà di movimento, come una prigione buia in cui ti sei rintanato da anni perchè la luce del sole ti fa male agli occhi appena provi ad avventurare lo sguardo oltre il buco della serratura. AIUTO I COLORI.

Quando accetti il cambiamento, quando lo inviti nella tua vita e lo inciti come un coach a bordo campo “DAI DAI DAI PIU FORTE DAI CHE VINCIAMO” sei più eccitato e impaziente che altro. Non pensi ad altro, sei iper-attento a qualsiasi spiraglio di opportunità che puoi volgere a tuo favore per fare qualche metro in avanti e avvicinarti al punto, alla vittoria, all’obiettivo.

Dire che ti manca l’auto-stima, la self-esteem, è come dire che ti mancano le mani, i polmoni o le palle. Sei nato amputato? TI hanno imputato? Se si, pace. Se no, ce l’hai e non ti manca nulla. La self-esteem non può che arrivare dal self. Se ti manca, ti manca il self. L’auto-stima è auto per un motivo: perchè non ha bisogno di spinte esterne ma viene «da sé, spontaneamente, con mezzi proprî, che avviene o si compie o funziona automaticamente».

Sei sicuro che ti manca qualcosa?
Se si, da cosa deriva tutta questa sicurezza?
Sei sicuro di essere sicuro?