Vorrei esporvi un esperienza che sto vivendo attualmente per avere dei pareri validi, visto che ne ho già letti un paio molto ben esplicati in altri thread. La mia intenzione è cercare di capire se le interesso. Inoltre vi avverto che sarò prolisso.
Mi sono recentemente infatuato della ragazza di un mio buon amico. Dico recentemente perchè prima non si poteva parlare di reale infatuazione, anche se lei mi ha sempre attratto. L’infatuazione reale è iniziata quando abbiamo iniziato ad aprirci l’uno con l’altra dal nulla, e la spontaneità con la quale questa cosa è accaduta è ciò che inizialmente mi ha dato l’impressione di avere un alchimia con lei e che fino ad allora fossimo stati entrambi in punta dei piedi l’uno verso l’altra, frenati da convenzioni sociali. Io ero sempre quello che non la considerava, che non la salutava mai con il bacio, che si limitava alla pura cortesia del saluto (se mi andava di farlo e/o a seconda della situazione) o a parole sporadiche di tanto in tanto; mentre tutte le altre persone del gruppo, specialmente i maschi, hanno sempre cercato un contatto con lei, ronzandole attorno. Ho sempre censurato il mio sentirmi attratto: non volevo che la mia attrazione verso di lei filtrasse e forse, non è stata dopotutto una scelta malvagia. D’altro canto però sono sempre rimasto me stesso al 100%, senza mettere la censura anche su tutto il resto, sia nei momenti in cui ero di buon umore sia quelli in cui ero di cattivo umore, ma soprattutto non ho mai lasciato trapelare troppo riguardo la mia persona - cosa che credo di aver attuato inconsapevolmente per creare mistero. Ho sempre detto la mia senza il pensiero del giudizio altrui comportandomi in maniera naturale, senza escludere che comunque in qualche occasione la mia tensione sessuale sia in qualche modo filtrata, (del resto siamo solo scimmie) ma ho sempre parlato delle cose che mi piacciono in sè, non del perchè mi piacessero. Ora, prima di continuare ed entrare nel clou, un background di queste due persone è d’obbligo.
Lui: Ragazzo piacente, sportivo, attivo, sociale, disposto a rischiare, con iniziativa, che ha fortuna con i membri del sesso opposto e che tende a guidare quelli del suo stesso sesso come un capobranco se sente che ha da insegnare su qualcosa. Nel suo sport ha una buona rosa di adepti. Insomma, una persona prettamente maschile, il classico atleta numero 1 della high school desiderato da molte delle cheerleaders, per intenderci. Laureato in Giurisprudenza per fare contenti mamma e papà, dopodicchè, con il loro concesso (anche, soprattutto, economico) si è aperto un negozio, gestendoselo da solo, unendo la passione per lo sport che pratica al business. Ha un lato introspettivo, cosa che mi ha motivato a nutrire la sua amicizia nel corso degli ultimi 5 anni circa, ma è posto in secondo piano. Condividiamo delle idee artistiche e delle idee attitudinali, ma lui è una persona molto più formale per via della differente educazione che abbiamo ricevuto. Talvolta ho l’impressione che quasi scenda ad un compromesso con me, adattandosi al mio frame quasi per non farmi sentire a disagio (anche se io di fatto non mi sento a disagio ad espormi liberamente) quando affrontiamo discorsi profondi o che contengono motivo di imbarazzo.
Lei: Stereotipo della ragazza ‘seria’ , quindi diligente, attiva, genuinamente generosa (quindi affettuosa), caparbia, perseverante, sensibile. E pergiunta terribilmente carina e languida. Ha un ‘vero’ lavoro, e con questo intendo dire che è stipendiata e che lavora a tempo pieno. Esercita un magnetismo inevitabile verso i maschi per via del suo aspetto, del suo look e dei suoi modi affabili ma riservati. Riservati, perchè non è una ragazza facile. Altresì, è ormai una donna, non è più innocente e sà di piacere a gli uomini. E’ una persona fortemente femminile nel modo di pensare, di agire, di esprimersi. Non è la classica ragazza espansiva che parla con tutti. E’ piuttosto una ‘bambolina dall’aria timida’ che però cela un proprio frame molto solido, che quando parla lo fa per dire qualcosa e non soltanto per dare aria alla bocca e che soprattutto ormai si è resa conto che tanto prima o poi, saranno gli altri a cercare di parlare con Lei. E’ un osservatrice, studia le persone e stabilisce empatia gestuale con loro, piuttosto che gettarsi subito a voler sapere tutto. Questa è la cosa che da sempre mi ha fatto capire che ha un suo mondo di idee e di azioni ben strutturato e per certi versi simile al mio (di poche parole ma effettive, di ricercatezza e precisione, di sensibilità, di profondità emotiva, di non-banalità).
La loro relazione:
Va avanti da circa 8 anni, con alti e bassi. Lui l’ha tradita svariate volte, venendo sempre beccato. In confidenza, una volta Lui mi confessò che ci sono momenti in cui vorrebbe semplicemente liberarsi del peso di avere una relazione e poter concludere liberamente con tutte le altre ragazze che lo stimolano sessualmente, ma che allo stesso tempo si sente terribilmente in colpa verso Lei, visto che lo ha sempre perdonato, concedendogli ogni qualvolta un altra chance. Questo vissuto ha reso Lei molto sospettosa ed insicura riguardo la relazione, imponendo un controllo su di Lui che inevitabilmente non fa bene a nessuno. Da un lato, abbiamo un giovane uomo con una fortissima libido, di natura assolutamente non-monogama, che vorrebbe continuare la sua vita sessuale con altre donne, ma che è frenato dal senso di colpa (dato dall’educazione formale ricevuta) di aver ferito una ‘così amabile ragazza’, colpa che si amplifica a dismisura non appena accarezza l’idea di volerla lasciare. Quello che vorrebbe fare si scontra ferocemente con quello che dovrebbe fare. Lo stesso identico processo che l’ha spinto a laurearsi per puro status, per pura forma, pressato dalle aspettative formali dei genitori, salvo poi convincerli a finanziarlo per fare tutt’altro (anche se certamente una laurea in Giurisprudenza aiuta nella gestione di un negozio). Dall’altro lato, abbiamo una giovane donna di natura tendenzialmente monogama, che potrebbe aver sviluppato la classica ‘Sindrome da crocerossina’, ovvero: “Il mio amore lo cambierà”, terribilmente spaventata di rimanere da sola perchè la sola idea di esserlo la getta in un abisso di insicurezze probabilmente ancora più profonde del rimanere soli in sè.
Tornando a noi.
Ciò che mi ha spinto a rompere definitivamente il ghiaccio con Lei è stato un complimento che ho collezionato durante una sera che ero da loro, mentre parlavamo di ambizioni, mi disse qualcosa come… “Come mai non hai un gruppo?” - io le risposi, e poi Lei continuò “No perchè secondo me spacchi davvero a suonare, non te l’ho mai detto prima perchè non sapevo come l’avresti presa”; era diventata rossa e sorrideva ridendo entusiasta mente lo diceva, anche se comunque sempre restia a guardarmi per più tempo del dovuto negli occhi. A quel punto fui piuttosto sicuro che tutto quel mio essere indifferente nei suoi confronti aveva sortito effetto. Come avrei dovuto prenderla, del resto? Era un complimento chiaro. E’ come se inconsapevolmente avevo compreso di essere in una posizione di superiorità, o di vantaggio. La mia freddezza precedente doveva averla sempre posta in una posizione di domanda, qualcosa simile ad un “Perchè lui non mi caga?”. Ottenni un apertura da parte sua. Sul momento non gli diedi molto peso ma in realtà ero inebriato. Significava che lei aveva notato e confermato una mia competenza senza che io me la tirassi. In cambio, io le diedi la conferma che preferisco parlare con i fatti, che con le parole. Feci finta di niente, limitandomi ad annuire e ad aggiungere quanto fosse difficile per me trovare una progettualità musicale al momento. Quella sera ero a casa loro per strimpellare con Lui, che a tempo perso cerca di dedicarsi anche alla musica, un minimo. Come ho detto, quel complimento fù ciò che mi spinse ad aprirmi a mia volta, ad interessarmi attivamente a Lei come persona (e non soltanto come un bel pezzo di carne, seppur tale). Nelle interazioni successive, stavo già mettendo in pratica questa cosa: un altra sera subito dopo che arrivai da loro la raggiunsi sul balcone per salutarla, era ancora estate e faceva molto caldo ed eravamo entrambi in canottiera, solo che oltre al saluto aggiunsi un “Allora, come stai? A pezzi dal lavoro?” al quale lei rispose confermandolo “Si, un pò…”, con aria stanca ma felice di ricevere quell’interesse, che evidentemente le stava tornando indietro. Io aggiunsi qualcosa del tipo “Beh, vedi tu… se è troppo diminuisci un pò i giri, no?” accompagnando la frase con aria sinceramente interessata ma sicura, stabilendo il mio frame, la mia idea al riguardo, senza timore. Credo di ricordare che lei annuì con un aria genuina, l’avevo messa a suo agio. Le stavo comunicando che ero bendisposto a parlare con lei, ma soprattutto che sono interessato. La volta seguente, fu lei a chiedermi per prima “Come stai?” , dopo averla salutata non appena entrata nella stanza, dove io stavo già parlando con Lui. Non rispose al saluto, ma pose direttamente la domanda. Lui lo notò e si girò a guardarla in maniera indagatoria. Io, semplicemente, la ignorai completamente, ritornando a parlare subito con Lui, lasciando che la domanda fluisse come un dettaglio da me non considerato nell’integrità della conversazione. Così ottenni due cose: distogliere Lui dall’ansia e creare ancora più interesse verso di Lei negandole una risposta. Quella stessa sera o la volta seguente, mi fu offerta dell’uva in rimanenza da portarmi a casa, visto che nel paese di origine da dove viene Lei, il padre ha dei terreni dove mantiene un business. Io la accettai di buon grado e le spiegai che preferisco i chicchi più piccoli, perchè sono i più dolci. In presenza di Lui, comunque, Lei rimaneva sempre molto discreta nel parlarmi e lo sguardo era quasi sempre basso, come fosse in posizione di ammonizione. Quello che accadde la volta successiva fu allo stesso tempo per me sorprendente ed imbarazzante, perchè accade in presenza di Lui. Lei aveva dell’altra uva da offrirmi, unicamente chicchi piccoli, anteponendo tutta un introduzione su come i chicchi piccoli siano effettivamente quelli ‘scartati’ dagli agricoltori dopo il raccolto, perchè considerati appunto inadatti al commercio dello stesso. Mentre parlava i suoi occhi erano bassi per gran parte del tempo, ma le sue parole erano sentite, il tono era solenne ed affettuoso al tempo stesso. Concludendo il discorso disse “Li ho presi apposta per te”, mantenendo lo sguardo basso. In quel momento il tempo si fermò per un istante ed ebbi l’impressione che le nostre interazioni, seppur finora limitate, erano sempre state di qualità, e che stavano incrementando. Una qualità empatica che fluiva in modo naturale e spontaneo. Forse, inconsciamente, in quel momento mi chiesi se fosse ciò che poi viene a mancare in una coppia dopo alcuni anni di relazione: naturalezza e spontaneità. Che lentamente vengono sostituite da noia e routine dozzinale. Io non seppi cosa dire, ed effettivamente, non dissi nulla che io ricordi, al massimo ringraziando, ma lasciando cadere immediatamente l’argomento per spostarmi su altro. Seconda negazione a quello che io credo sia un Sdi. Da quel giorno in poi ebbi come la sensazione che Lui iniziò ad ignorarmi volontariamente. Non mi chiamava più per raggiungerlo in negozio o per andare da Loro la sera, per suonare e fumare canne. La cosa mi indispettiva, ed inizialmente le mie emozioni di frustrazione e rabbia erano proiettate verso di Lui. Incominciai a chiedermi quanto tenesse realmente in considerazione la nostra amicizia, se bastassero solo dei gesti affettuosi da parte di Lei verso di Me, per sabotarla. Una sera lo incontrai per puro caso, mentre tornavo a casa, era accompagnato da uno dei suoi allievi ventenni che non mi sta particolarmente simpatico. Ci sedemmo su delle panchine in una piazza vicino casa e poco dopo fummo raggiunti da Lei, accompagnata da un altra ragazzina conoscente dell’allievo. Fu lei a salutarmi per prima, con lo stesso sguardo ammonito e rivolto verso il basso, senza neanche guardarmi. Lo sò perchè quando mi girai per ricambiare il saluto Lei fissava un punto imprecisato del pavimento, anche il tono sembrava come se si celasse quasi una qualche sorta di ‘colpa’, nel salutarmi, e magari nel farlo per prima (io mi ero imposto di vedere se l’avrebbe fatto). Il mio saluto in risposta fu disinteressato, con una nota di negatività. In realtà la situazione non mi piaceva, era intrisa di tensione da svariate fonti: in primis la difficoltà che avevo a fare finta che non ci fosse. Quella sera non era la ragazza riservata e languida che stavo conoscendo, quella sera era seducente, aveva un vestito completamente nero con una gonna che finiva sulle cosce, delle calze nere, degli stivali neri, come i suoi capelli e le sue ciglia. Quella sera non era soltanto sicura, era arrogante, ed attorno a quel gruppo c’era un alone di superbia mischiato al successo che percepivo completamente estraneo a me, che mi metteva a disagio. Erano in un frame diverso dal mio. Lui ad un certo punto sembrò giustificarsi con me, che erano state settimane pienissime e che per quello non si era fatto sentire. Io mi imposi come sempre di non lasciar trasparire la mia insicurezza e lo rassicurai che non importava, come fanno due che si conoscono da una vita, anche se in realtà stavo tremando dal freddo. Aveva avuto una settimana piena perchè erano arrivati svariati carichi di merce in negozio ed il tutto sembrava essersi rivelato proficuo. Quella sera erano agghindati in maniera spavalda e provocatoria, mentre io ero in un mood e vestiario assolutamente casual. Ad un certo punto si aggiunsero un altro degli allievi di Lui, un tipo insicuro a differenza dell’altro allievo già presente, ed uno straniero mediorientale ubriaco che aveva sentito l’odore dell’erba provenire dalla panchina che avevamo colonizzato, e che a sua volta intendeva offrirci dell’hashish, cercando disperatamente delle interazioni umane di ogni genere. Tutto il contesto mi infastidiva, e vedevo snodarsi tutte le emozioni di tutti i partecipanti come se fossero un libro aperto. Il contenuto mi snaturava, ma mi imposi la freddezza e ci riuscii. Ad un certo punto Lei mi offrì un tipo di frutta secca specifica che non digerisco ed io le risposi con un freddo “No, non la reggo”, al quale Lei obiettò “Non la reggi?” con tono perplesso, ed infine risposi “Il mio stomaco non la regge”, lasciando cadere l’interazione. Verso il termine della grottesca permanenza su quella panchina l’allievo spaccone, poco più di un liceale, sembrava essere sempre più infastidito dalla pressione dello straniero che aveva attaccato bottone su di Noi, prevalentemente Me e Lui, i più vicini alla sua età nel gruppo, alchè gli risposi, zittendolo: "Perchè non gli compri qualcos’altro da bere così si addormenta e si leva dal cazzo?"
Giunto il momento di alzarsi, congedati gli stranieri, tutti si piroettarono verso una direzione: casa di Loro. Senza aspettarmi il saluto di qualcuno, mi alzai anch’io dirigendomi dalla parte opposta della piazza, verso Casa. Alchè Lui mi fermò, aveva stampata sulla faccia la colpevolezza di qualcuno che ti deve qualcosa e che vuole rimediare al danno. “Vuoi venire?” - “Dove?” - “Da Noi” - “Fammi passare da Casa a cambiarmi e arrivo”. Ero naturalmente soddisfatto di essere stato intercettato, ma anche del fatto che comunque avevo accettato l’opzione di andarmene per la mia strada. Anche se ciò avesse dovuto significare il non essere considerato. Avrei compreso. Mi resi conto di essere eccitato sessualmente da Lei, da come con aria altezzosa aveva affermato, mentre eravamo sulla panchina, quanto ad ‘uno come quelli’ (lo straniero) , fosse stato per Lei, non avrebbe nemmeno concesso un lavoro come lavapiatti. Il suo frame era aspro, questo, associato alla sua naturale bellezza, la rendeva sexy. Mi imposi che doveva essere una chance per interagire con Lei, approfittare di un momento di confusione, nel quale non stesse spettegolando con l’altra ragazza o in presenza di Lui. Mi assicurai di negare ulteriormente a Lei qualcosa che mi veniva offerto, in questo caso una cena, come a tutti gli altri presenti. Quando l’altra ragazza chiese “Tu non ne vuoi?” ed io risposi “Nahh… non per me.” , mi assicurai di osservare Lei, ed il suo volto era sempre rivolto verso il basso, questa volta perfino corrugato, infastidito, ferma per un istante mentre reggeva la pentola per poi riprendere a distribuire le porzioni. Mi piaceva il gioco che avevo attuato. Poi, dopocena, si presentò il momento di avere un interazione con Lei in un momento in cui non c’era nessun altro attorno. Così la raggiunsi in cucina mentre Lei stava lavando i piatti, fermandomi dietro le sue spalle e dicendole, cercando di usare un tono quanto più basso sia nel volume che nelle frequenze “Mi è stato chiesto di passare questa canna alla padrona di casa”, Lei rimase girata ma sorrise fra sè, il suo volto perse un pò di quella tensione e dopo avermi ringraziato, chiedendomi di aspettare un attimo mentre si asciugava le mani, io aggiunsi con tono provocatorio: “Anzi, co-proprietaria”, alludendo al fatto che ora Loro convivessero. Lei si girò completamente verso di me, guardandomi magneticamente negli occhi mentre sorrideva appena e disse, mentre io già mi allontanavo dopo averle passato la canna: “Hai ragione, sono stata spodestata”. Ho mantenuto il contatto mentre mi allontanavo, Lei mi guardava ed alla fine mi sono girato per primo. Dal suo atteggiamento e dalle sue parole, che rientravano in un quadro di insieme dove tono delle voce, gestualità e sguardo combaciavano, qui credo di aver ottenuto un altro Sdi. Avevo ottenuto ciò che volevo per la serata, mi dissi, ma probabilmente avrei potuto continuare la conversazione, invece che limitarmi. Passarono svariate settimane dove ammisi a me stesso di essere cotto, poi la vidi nuovamente, per caso in negozio, salutandola per la prima volta con il bacio sulla guancia. L’ho stuzzicata, avviando una conversazione su come le stesse andando bene il lavoro, provocandola, lei è stata al gioco incominciando a guardarmi negli occhi, rispondendomi. Poi abbiamo fumato una canna assieme nel retrobottega, lei mi guardava e sorrideva, i suoi occhi brillavano e gli sguardi erano più lunghi, rideva alle mie battute mentre parlavamo, e per qualche istante m’è parso che scimmiottasse alcuni dei miei gesti. Elementi che potrebbero essere interpretati come Sdi. Nei giorni successivi mi resi conto che chiamavo Lui unicamente per vedere Lei, con la scusa di suonare. Mi sono sentito viscido, ma ero a caccia di altri Sdi. Ogni volta che potevo le sfioravo casualmente le dita per passarle qualcosa, poi facevo caso se anche Lei lo faceva e la cosa accadeva. Una sera, mentre io e Lui suonavamo, Lei è entrata nella stanza per prendere una cosa vicino a me ed è stata per circa 7 secondi con la sua coscia poggiata contro la mia spalla. Lui osservava la cosa abbastanza interdetto, io feci finta di niente. Durante quelle sere captavo che tra Me e Lui qualcosa era mutato. Come se una volta finita l’intesa musicale del suonare, Lui sprofondasse un pò nell’imbarazzo. Anche io lo ero, ma lo celavo meglio. Una di quelle sere l’ho presa un pò per il culo e Lei è stata allo scherzo, ma credo di essermi tradito con delle mosse false. Ovvero aggiungerla su un social network continuando lo scherzo lì, che Lei ha deviato, chiedendomi “Senti, dimmi una cosa. Tu che chiacchieri con Lui riguardo musica, strumenti ed affini, c’è qualcosa di questo mondo che possa apprezzare come regalo?” Quel ‘senti’ e quel ‘dimmi’, posti in maniera così imperativa, non mi sono piaciuti ed associati alla natura della domanda ho considerato che probabilmente tutti quelli che avevo interpretato come Sdi erano in realtà degli escamotage da parte sua per tenermi in caldo in caso potessi servirle a qualcosa. Ho a mia volta deviato la domanda, rispondendole: “…sei la sua donna da un pezzo, chi dovrebbe saperlo meglio di te? Ognuno sà ciò che vuole per sè, non quello che vogliono gli altri.” Sono rimasto un pò spiazzato da questo suo deflettere su di Lui, ma avevo considerato che potesse accadere. Credo che sia un modo educato per dirmi tra le righe che non è attratta da me.